Ciclismo

Sofiane Sehili e la folle idea. ‘Non è stato molto intelligente’

Reduce da cinquantatré giorni in carcere, il ciclista francese è tornato a Parigi dopo aver sconfinato in Russia nel tentativo di stabilire un record

(Instagram)
27 ottobre 2025
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Dopo oltre cinquanta giorni trascorsi nelle carceri russe, il francese Sofiane Sehili è finalmente tornato in patria. Ed è la felice conclusione di un’inutile odissea: del resto, lo stesso 44enne ciclista dell’Île-de-France, finito in cella per aver varcato illegalmente il confine sino-russo a inizio settembre nel tentativo di stabilire il record di attraversamento in bici dell’Eurasia, parla del suo gesto come di qualcosa di «non molto intelligente».

Partito da Lisbona a inizio luglio, l’ultraciclista contava di traversare 17 Paesi per arrivare a Vladivostok, all’estremità est della Russia. Tuttavia, per farcela avrebbe dovuto sconfinare su suolo russo, cosa che gli riuscita, ma solo in parte. «Ho provato a superare il confine in maniera legittima – spiega Sehili ai colleghi dell'agenzia francese Afp –, ma non è stato possibile, almeno non in quell'occasione. Avrei magari potuto riprovarci il giorno dopo, ma così facendo non avrei battuto il record. E a quel punto ho deciso di attraversare il confine illegalmente». E non è neppure stato difficile. «In Cina ci sono controlli ovunque, non pensavo che continuando a seguire la frontiera mi sarei potuto imbattere in un punto in cui il confine era permeabile, e invece è proprio quello che mi è successo, dopo aver arrancato nella foresta per quattro ore. E una volta arrivato in Russia, per evitare di ritrovarmi faccia a faccia con le autorità ho deciso di continuare a inoltrarmi nella foresta fitta, per ore e ore, salvo poi che stava per piombare la notte e a quel punto ho capito che sarebbe stata dura, e che non era stata un'idea intelligente quella di provare a fare ciò che ho fatto...».

Tuttavia, il suo tentativo di rimediare ha peggiorato ancor più le cose. «Stupidamente, mi sono detto che, siccome non ero poi così lontano dal confine, se mi fossi presentato alle autorità russe cercando di far loro credere che lo sconfinamento era stato involontario, avrei avuto l'occasione per essere rispedito in Cina in maniera relativamente celere». Invece, ad attenderlo c'era la prigione: «La situazione in Russia è abbastanza tesa, e il mio stratagemma non ha funzionato. La polizia mi ha immediatamente sequestrato il Gps, il telefono e le fotocamera, studiando la situazione a fondo, e a quel punto non potevo più mentire, dicendo di essermi sbagliato. Da lì in poi sono stato trattato come qualsiasi persona che avrebbe provato a fare qualcosa del genere». Tuttavia, Sehili assicura di non aver mai subito maltrattamenti: «Ogni volta che mi hanno trasferito in un centro di detenzione ho ricevuto assistenza medica e le persone si sono assicurate che fosse tutto a posto, e quando mi hanno interrogato è stato tutto annotato, c'erano dei verbali. Non è un posto in cui ti prendono, ti sbattono in una cella e non sai esattamente cosa sta succedendo».

Sofiane Sehili è stato liberato il 23 ottobre, dopo essere stato condannato per ‘attraversamento illegale della frontiera’, e dopo 53 giorni di carcere – in verità, sarebbe dovuto restarci fino a novembre almeno, ma l'appello presentato nel frattempo dai suoi difensori è stato accolto – è arrivato domenica a Parigi, via la Tailandia.