CALCIO

Grazie a Dembélé il Psg stende l’Arsenal

Ottima operazione degli uomini di Luis Enrique, che espugnano l’Emirates Stadium e fanno un passo verso la finale. Decide un gol segnato già al quarto

William Saliba anticipa Achraf Hakimi
(Keystone)
29 aprile 2025
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Espugnare l’Emirates Stadium di Londra sembrava un’impresa impossibile ma il Paris Saint Germain ci è riuscito, battendo 1-0 l’Arsenal nella semifinale d’andata di Champions. Merito di Dembelé, andato in rete all’inizio della partita, per la gioia di un Luis Enrique che tra una settimana al Parco dei Principi partirà con un gol di vantaggio sugli inglesi nella gara di ritorno. Recrimina, invece, Mikel Arteta per le occasione non finalizzate dai propri giocatori.

Partono molto bene gli ospiti, che trovano il vantaggio al 4’ al termine di una triangolazione in profondità dell’attaccante francese con Kvaratskhelia. Anche i 25’ minuti successivi sono di marca parigina, con Marquinos che sfiora addirittura il raddoppio. Al 30’ sale in cattedra l’Arsenal che inizia a macinare gioco e prova ad affondare dalle parti di Donnarumma. Al 37’ Neves salva su Merino che poteva calciare a due passi dalla porta, poi al 39’ Saka semina il panico in area, e 2’ minuti dopo Trossard manca la deviazione vincente su assist di Merino. In pieno recupero, il portiere ospite Donnarumma deve compiere un vero e proprio miracolo su Martinelli.

Nella ripresa i Gunners spingono: al 2’ Merino segna, ma dopo un lungo consulto del Var la rete viene annullata. Al 11’ ci pensa ancora Donnarumma a deviare in angolo un tiro di Troussard che aveva approfittato di un errore di Marquinhos. L’Arsenal insiste ma non riesce a concludere. Il Psg gioca di rimessa: al 39’ Barcola in contropiede sulla sinistra ha l’occasione di chiudere l’incontro sul 2-0, ma sbaglia mandando di poco sulla sinistra. Un minuto dopo ci prova Ramos dalla stessa posizione, ma colpisce la traversa. I padroni di casa spingono nei minuti di recupero ma il Psg li contiene, così finisce 1-0 per i francesi, che mercoledì prossimo a Parigi possono obliterare il biglietto per la finale.

L’Inter a Barcellona per risorgere

Una settimana fa l’Inter era ancora in corsa per il ‘triplete’. Oggi i nerazzurri si ritrovano fuori dalla Coppa Italia, scavalcati dal Napoli in campionato a quattro partite dalla conclusione e di fronte a una semifinale di Champions contro il Barcellona, lui sì ancora in lizza per la tripletta. Il rischio di uscire a mani vuote è davvero enorme. Le tre sconfitte consecutive (Bologna, Milan, Roma) non rappresentano certo il presupposto migliore per affrontare una delle squadre che più ha impressionato in Europa. L’Inter sembra essere implosa proprio nel momento decisivo della stagione. E dovrà provare a risorgere allo stadio Lluis Companys di fronte a un Barcellona che anche sabato nella finale di Copa del Rey ha dimostrato di sapersela cavare alla grande nonostante l’assenza del bomber Lewandowski.

L’Inter è alla ricerca di un trionfo in Champions dal 2010, quando sotto la guida di José Mourinho aveva centrato il ‘triplete’, impresa senza precedenti nel calcio italiano. E quell’anno, in semifinale i nerazzurri avevano affrontato proprio il Barcellona, imponendosi 3-1 a San Siro, prima della sconfitta 1-0 al Camp Nou (con un rigore non fischiato ai blaugrana nei minuti finali). Simone Inzaghi e compagni sperano che la storia possa ripetersi, anche se stavolta la sfida d’andata sarà giocata in Catalogna. «Non siamo abituati a perdere tre volte di fila, ma non metteremo in discussione i nostri principi – ha affermato il tecnico nerazzurro –: andremo avanti ancora una volta giocando insieme come abbiamo sempre fatto». A disposizione non ci sarà Pavard (infortunio a una caviglia), ma rientrerà Thuram (17 gol in stagione), elemento indispensabile per l’attacco dell’Inter: quando gioca, la squadra segna una media di 2,3 gol e conquista 2,2 punti a partita, quando non gioca, la cifra scende a 0,3 gol e un punto a partita!

Di fronte, l’Inter si ritrova in Barcellona che pare tornato ai fasti degli anni di Guardiola e di Luis Enrique. I blaugrana comandano la Liga con quattro punti in più del Real e Hans-Dieter Flick, al primo anno sulla panchina catalana, ha nelle mani la possibilità di centrare la tripletta, ma contro i nerazzurri dovrà fare a meno dell’infortunato Lewandowski. Poco male, si direbbe, perché comunque il Barça rimane una macchina da gol: in stagione ne ha realizzati 89 in Liga, 37 in Champions, 22 in Copa del Rey e 7 in Supercopa, per un totale di 155. Lewandowski, che con i suoi 36 anni alza considerevolmente l’età media più bassa della Liga (24,1), ha già raggiunto quota 40 reti, Raphinha è arrivato a 30, Torres a 18, Yamal a 14 e Dani Olmo a 10: ben cinque giocatori in doppia cifra. Inoltre, possiede alcuni giovani di grido, come il 17enne Yamal e, soprattutto, il 22enne Pedri, il quale, come ha dimostrato sabato contro il Real, sta giocando a livelli da Pallone d’oro.

Nelle ultime settimane l’Inter sembra essere crollata anche sul piano fisico: il Barcellona, invece, no. I nerazzurri hanno disputato 52 partite, i blaugrana una in più. Eppure gli spagnoli appaiono molto più brillanti, nonostante siano ben otto (Curbarsì, Koundé, Martinez, Pedri, Yamal, Raphinha e Lewndowski) ad aver accumulato più minuti dell’interista maggiormente utilizzato (Lautaro Martinez, 3’527 minuti in campo).

Tra tutti i blaugrana, ad attirare maggiore attenzione è ovviamente Lamine Yamal: per la sua età (17 anni), ma soprattutto per il suo immenso talento... «Non mi paragono a nessuno, men che meno a Messi – ha affermato in conferenza stampa –. Lascio quindi che siate voi a dibattere su questo tema, a me interessa solo pensare a migliorare ogni giorno, a essere più bravo del giorno prima. Credo che questo paragone non abbia senso, tanto meno con Messi. Cerco di divertirmi in campo, di essere me stesso e di seguire la mia strada. Ovviamente ammiro Leo, è il più grande giocatore della storia. Nel calcio non c’è età. È uno sport che dipende dalla qualità di ciascuno, da come ti alleni e dalla tua mentalità. Se sei preparato, sei preparato. Siamo una squadra molto giovane, ma dimostriamo di avere il livello. L’età è solo un numero».