Calcio

La Wambo Cup finisce a Berlino

L'Union supera in finale il Team Ticino soltanto dopo i calci di rigore: un successo il torneo bellinzonese U18 giunto all'edizione numero 80

10 aprile 2023
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Il sogno del Team Ticino di conquistare l’edizione numero 80 della kermesse sotto i Castelli svanisce all’ultimo rigore, battuto coraggiosamente da Alex Cattaneo, ma purtroppo fallito miseramente: un penalty calciato a cucchiaio porta gloria solo se lo segni, mentre se lo sbagli è foriero di imprecazioni - benché sia Pasqua - da parte di tutta la tribuna.

Al ragazzo e a tutti i suoi compagni, ad ogni modo, vanno fatti i complimenti per essere riusciti a rientrare in partita dopo essere passati in svantaggio contro una solidissima Union Berlino, che nel complesso ha giocato meglio dei padroni di casa: moltissime sono state infatti le conclusioni dei tedeschi, a fronte di un Team Ticino che invece ha trovato con meno frequenza le occasioni buone. Curioso comunque che i berlinesi abbiano vinto il torneo pur non avendo vinto nemmeno una partita: il loro cammino si compone infatti di quattro gare tutte pareggiate, due delle quali però infine vinte ai rigori: prima la semifinale contro il Broendby e poi, come detto, la finalissima contro le giovani promesse ticinesi guidate in panchina da Andrea Lanza.

I tedeschi sono andati subito vicini al gol, al 6’, grazie a un bel destro di Gögce, che poi si renderà pericoloso anche al 25’ su punizione e che non sbaglierà il proprio rigore nella lotteria finale. Gli ospiti spingono molto, specie sulla sinistra, dove comunque Damiano Plisko fa buona guardia e chiude sempre puntualmente. Da segnalare, nel primo tempo, una bella palla per il numero 9 ticinese - Ranjan Neelakandan - che però purtroppo era di poco in fuorigioco. Si tratta senz’altro di uno dei giocatori più interessanti e tecnici della rappresentativa cantonale: se metterà su qualche kg, farà la sua bella carriera.

Pure nella ripresa a farsi leggermente preferire sono i tedeschi, anche se le loro conclusioni non sono troppo precise e fruttano al massimo dei corner, peraltro sempre sfruttati male: tranne al 59’, quando proprio sugli sviluppi di un tiro dalla bandierina, con azione insistita e assai tecnica, Malick Sanago riesce a portare in vantaggio l’Union. La mazzata potrebbe tagliare le gambe a chiunque, ma non ai ticinesi, che continuano a crederci e che al 69’ potrebbero recriminare per una spinta in area che un arbitro più fiscale avrebbe probabilmente ritenuto da rigore. Invece di reclamare, per fortuna, i ragazzi di Lanza continuano a giocare e, meno di un minuto più tardi, trovano il pareggio con bel destro dal limite del già elogiato Neelakandan, che si porterà a casa il trofeo di miglior bomber del weekend.

Al triplice fischio, niente supplementari: si va direttamente ai calci di rigore, dove la sorte premia come detto i tedeschi autori di un solo errore, a fronte dei due sbagli ticinesi. A premiare la squadra vincitrice è stato Raffaele De Rosa, presidente del Consiglio di Stato ticinese e grande appassionato di pallone: «Il mio rapporto col calcio giovanile è sempre stato molto intenso e di grande passione», ha detto l’esponente politico. «Purtroppo non ho più molto tempo, ma appena posso mi informo. Per me è un onore essere qui come invitato. La finale mi è parsa di livello tecnico notevole, ho visto buoni giocatori e grande fairplay. Dopo la pausa forzata provocata dal Covid, mi è parsa una buona ripartenza per il Ticino, per Bellinzona e per la gioventù. Peccato per come è finita per il Team Ticino: la squadra è cresciuta durante il torneo, ma va detto che l’avversario in finale era davvero molto solido. Andati in svantaggio, i ragazzi sono riusciti a pareggiare, e anche durante i rigori erano riusciti a raddrizzare una situazione che pareva compromessa. Peccato per quell’ultimo rigore fallito, ma anche questo fa parte dello sport».

A consegnare il trofeo al miglior giocatore della manifestazione - assegnato al capitano tedesco Alijoscha Kemlein - è stato invece Manuel Rivera: «Complimenti agli organizzatori», ha detto la bandiera granata, «che hanno fatto di tutto per mantenere in vita un torneo che assolutamente non può sparire. Funziona come per il Carnevale: non può esistere Bellinzona senza il Rabadan e senza il torneo pasquale».

A proposito di comitato, molto soddisfatto dell’esito della competizione si è detto il presidente Alfio Moro: «Il bilancio è chiaramente positivo: abbiamo infatti avuto il bel tempo, che non guasta mai, e il pubblico ha risposto nel migliore dei modi. Buone si sono dimostrate anche le squadre, che hanno messo in luce grandi capacità tecniche. Tutti gli accompagnatori ci hanno fatto i complimenti per l’organizzazione e per il livello del torneo, e questo ci fa ovviamente piacere. Ora ci riposeremo un pochino, perché lo sforzo di noi organizzatori è stato abbastanza impegnativo, ma prestissimo ci rimetteremo al lavoro in vista dell’edizione dell’anno prossimo».

Fra coloro che il torneo sotto i Castelli lo conoscono bene c’è il padovano Marino Santi, che allena il Broendby ed era presente a Bellinzona per la sesta volta: «Sono venuto qui con diversi club danesi, e nel 2015 - col Midtjylland - abbiamo addirittura vinto battendo 3-0 in finale l’Atletico Madrid. Ci tenevo ad alzare la coppa anche quest’anno, ma purtroppo una semifinale persa ai rigori ci ha negato l’accesso alla finale. Abbiamo comunque conquistato il terzo posto contro una buona Atalanta (3-1), non ci possiamo lamentare». Ma come ci è finito un veneto in Danimarca? «Ho iniziato nel settore giovanile del Padova, e poi ho collaborato con vari altri club finché sono diventato responsabile scout della Juventus per il Nord Europa. Trasferitomi a Copenaghen, ho messo su famiglia - moglie e un figlio - e anche lassù ho cominciato a lavorare per diversi club. Nel 2008 ho fatto il torneo di Viareggio alla guida del Midtjylland, il cui capitano era Simon Kjaer, il capitano della nazionale danese che da qualche anno gioca nella difesa del Milan». A proposito di calcio italiano, il Belpaese fatica sempre più a sfornare talenti: dov’è che si sta sbagliando a livello di vivai? «La risposta è ovvia: colpa della presenza di troppi stranieri. La Federazione italiana dovrebbe assumersi la responsabilità e limitare il numero di ragazzi stranieri. Forse con le attuali regole non sarebbe nemmeno possibile, ma ritengo sia l’unica soluzione possibile».

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