CALCIO

A Ginevra per proseguire una tradizione favorevole

Il Lugano affronta il Servette contro il quale alla Praille non perde dal febbraio 2015 (Challenge League). Croci-Torti: ‘Impegno ostico’

28 ottobre 2022
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La trasferta è di quelle lunghe. Sia che si passi dall’Italia, sia che si decida per il "Tour de Suisse" lungo la A2 e la A1, raggiungere Ginevra dal Ticino è sempre un’impresa. Anche se poi, a ben guardare, il fatto di dover andare a giocare alla Praille per il Lugano non è mai stato un peso. Anzi, nelle ultime sei trasferte, dal 2019 (anno del ritorno in Super League del Servette) a oggi, i bianconeri sono ancora imbattuti (ultima sconfitta, nel 2015)... «Vero, come è vero che abbiamo vinto una sola volta – precisa Mattia Croci-Torti –. Le sfide tra noi e i granata hanno dato vita a una lunga serie di pareggi (ben cinque nelle ultime sei sfide in riva al Lemano, ndr). Quella di Geiger è una squadra alla quale piace giocare, che in questi ultimi anni ha saputo dare del filo da torcere a tanti proprio puntando sulla qualità del gioco. Ha individualità interessanti, come Stevanovic e Cognat, e rispetto al passato ha acquisito una solidità difensiva che prima non aveva (se Amir Saipi è il portiere di Super League con più parate, 49, l’omologo Jérémy Frick è solo 7° con 38, ndr). Ti mettono sotto pressione, ma qualcosa concedono. Le partite fra noi e loro sono sempre aperte e speriamo che sia ancora così, ma con un risultato positivo a nostro favore».

Un risultato positivo che possa rilanciare un Lugano reduce da due sconfitte consecutive che hanno fatto seguito al pareggio di San Gallo... «Siamo consci di arrivare da tre ottime prestazioni, ma i risultati non ci hanno premiato. Non sono né deluso né abbattuto, ma mi spiace veramente per gli esiti finali perché sono quelli che possono fare la differenza. Siamo in un periodo in cui i risultati non ci aiutano. Dobbiamo però rimanere positivi e sapere che ci attende una partita ostica, contro un Servette che si trova in un ottimo momento. L’atteggiamento e l’attitudine della squadra non mi sono affatto dispiaciuti, né a San Gallo né in casa contro lo Young Boys. Anche contro il Lucerna, fino al 2-1 le cose stavano andando bene».

Sia contro i bernesi, sia contro i lucernesi, però, il Lugano ha subìto l’incombere degli eventi e non è stato in grado di reagire... «Abbiamo analizzato le prestazioni e siamo giunti alla conclusione che non abbiamo perso per non essere stati in grado di rimanere sul pezzo, ma piuttosto perché abbiamo sempre cercato – inserendo giocatori offensivi – di andare a riprendere i risultati negativi. Non sono un allenatore al quale piace perdere senza aver provato fino all’ultimo a raddrizzare la situazione. A volte ho proposto cambi estremi, con Mahou e Macek terzini, ma sempre con l’intenzione di mostrare coraggio per cercare di rifare superficie. Può darsi che certe mie mosse possano in parte destabilizzare la squadra, ma a volte occorre osare: può andare bene come a San Gallo, può andare male come con Yb e Lucerna».

Contro gialloneri e biancoblù a metterci lo zampino ci sono pure stati gli arbitri e in questi giorni se n’è discusso molto... «Diciamo che per noi non è stata una settimana fortunata. Cerchiamo di non pensare più a queste piccole polemiche. Il calcio è uno sport che vive di episodi, settimana scorsa non ci è andata particolarmente bene, ma penso che se ne sia già parlato troppo. A volte è giusto farlo, tuttavia è pure doveroso saper voltar pagina senza attaccarsi eccessivamente ai presunti torti. Concentriamoci su noi stessi e su cosa dovremo fare per vincere allo Stade de Genève».

Quella che sta andando in archivio è stata pure la settimana dell’arrivo di Xherdan Shaqiri e della sospensione di Reto Ziegler. Due novità che possono avere – ognuna a suo modo – creato qualche sintomo di destabilizzazione all’interno del gruppo... «Iniziamo dall’"affaire Shaqiri". È da almeno due mesi che sono molto contento dell’atteggiamento di tutti i giocatori. Shaqiri ha portato tanta esperienza e tanta qualità che va a beneficio soprattutto dei giovani. È giunto a Lugano con molto entusiasmo, con molta voglia di lavorare. È uno stimolo per tutti i giovani che abbiamo in rosa, e in questa stagione ne abbiamo tanti. Un piccolo aneddoto personale: quando ero a Chiasso, con noi si era allenato per un paio di giorni Stankovic e ancora mi ricordo l’entusiasmo per la sua presenza e il beneficio che tutti i giocatori avevano potuto trarre da un elemento del suo calibro. I nostri ragazzi hanno a disposizione per qualche settimana un giocatore che sta preparando il quarto Mondiale della sua carriera, non ce ne sono tanti in circolazione che possano esibire un curriculum altrettanto ricco...».

Passiamo al tema più scottante, quello della sospensione di Ziegler... «Sul caso Ziegler ci sono state tante speculazioni, volutamente non abbiamo fatto trapelare nulla. È da quindici mesi che cerco di non fare uscire niente dallo spogliatoio, è il mio modo di lavorare, quel che succede nello spogliatoio resta nello spogliatoio. Non sono cattivo, non mi piace farlo. Così come per le critiche indirizzate agli arbitri che usano due pesi e due misure, anche con casi come quello di Ziegler devo essere coerente nei confronti del gruppo. Questo non cambia il mio rapporto con Ziegler, né la considerazione che ho per lui e per quanto ha fatto a Lugano. Ci siamo chiariti, come devono fare gli uomini. Lo abbiamo messo a suo agio, facendolo lavorare con i membri del nostro staff tecnico. Dal nostro punto di vista le cose tra me e lui non sono cambiate, ma bisogna sempre essere coerenti. Se perdo la coerenza, poi non riesco più a rapportarmi nel modo corretto con il gruppo. Non è stata una situazione piacevole, questo è chiaro, ma non è successo niente di particolarmente destabilizzante».

Resta il fatto che alla Praille il Lugano non avrà a disposizione né Ziegler, né lo squalificato Daprelà. Il mister bianconero sarà costretto ad affidarsi a una difesa giovane... «Quando l’ho schierata, ad esempio a Beer-Sheva e a San Gallo, ho avuto risposte positive. D’altra parte, Hajdari si è meritato la mia fiducia e non ho alcun timore a concedergliela di nuovo a Ginevra. Inoltre, sono felice di riavere a disposizione Hajrizi, uno che sul piano della grinta e della determinazione non è secondo a nessuno».

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