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Chiasso-Acb, ‘Más que un derby’ per Gaston Magnetti

Stasera al Riva IV le due squadre che hanno segnato la carriera dell'attaccante argentino (ora infortunato) si affronteranno per la prima volta da 8 anni

18 agosto 2021
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Pensa alla partita di stasera e rivede tutta la sua carriera, Gaston Magnetti. Già, perché alle 20 al Riva IV torneranno ad affrontarsi in un match ufficiale per la prima volta dopo oltre otto anni Bellinzona e Chiasso, ossia le due formazioni in cui l’attaccante argentino ha svolto la quasi totalità del suo percorso da calciatore professionista, accumulando secondo il sito specializzato transfermarkt.com ben 170 presenze in granata (condite da 116 gol) e 167 in rossoblù (68 reti). Quel 4 maggio 2013, il 36enne di Mariano Acosta (nella periferia della Grande Buenos Aires) era entrato dalla panchina e non aveva potuto evitare la sconfitta 3-1 dell’Acb targato Martin Andermatt per mano del Chiasso di Livio Bordoli, in un campionato di Challenge League concluso poi dai sopracenerini al secondo posto alle spalle dell’Aarau ma anche con la retrocessione d’ufficio a causa della Spada di Damocle del fallimento calata infine su Gabriele Giulini e sulla società nel settembre successivo. Un epilogo drammatico che aveva riportato lo stesso Magnetti proprio a Chiasso, esclusa una parentesi a Kriens la sua prima vera casa nel calcio europeo, per poi tornare nel 2015 nella capitale ticinese e diventare uno dei simboli della rinascita del Belli, ripartito dalla Seconda Lega e grazie anche ai suoi gol risalito fino alle porte della Swiss Football League.

«C’è poco da dire, Bellinzona e Chiasso rappresentano moltissimo per me – ammette candidamente “Gas” –. I momò mi hanno accolto quando ero un giovanotto di 22 anni appena arrivato dall’Argentina e mi hanno permesso di formarmi come calciatore ma anche come persona. La dirigenza di allora così come la gente di Chiasso mi sono stati sempre molto vicini e insieme abbiamo vissuto momenti bellissimi e altri meno piacevoli. La promozione del 2010 rimane un ricordo speciale, così come entusiasmante era stata l’annata seguente in Challenge, chiusa con 41 punti a cinque lunghezze dal quinto posto. Per quel che riguarda l’Acb, mi ha letteralmente segnato a fuoco, tanto dal punto di vista sportivo quanto umano. Sul campo abbiamo vissuto la delusione della mancata promozione (dalla Prima Lega, ndr) del 2017 con la sconfitta 3-0 nella finale di ritorno in casa dello Stade Losanna, ma anche tante promozioni, tra cui quella in Promotion del 2018 (grazie al 5-1 inflitto al Red Star al Comunale, ndr). A Bellinzona però ho instaurato rapporti che vanno oltre lo sport con tutta la piazza, dagli ultras a chi va in tribuna, mi sento adottato dal popolo bellinzonese e a prescindere da cosa succederà una volta chiusa la carriera – mi piacerebbe avere un ruolo in società ma se non dovesse essere il caso continuerò a essere granata e a portare i miei figli al Comunale – spero di venir ricordato come un giocatore che ha sempre dato tutto per questa maglia, al di là dei gol segnati o sbagliati. E il mio sogno a questo punto è lasciare l’Acb in serie B, anche se non dovessi giocare un solo minuto in questa stagione vedere la squadra ottenere la promozione e tornare dove merita sarebbe il coronamento della mia storia con questa maglia, a quel punto sarei pronto per farmi da parte dopo aver dato tutto quello che potevo». 

L’infortunio che ha prolungato tutto

Vicinanza e affetto emersi anche in uno dei momenti più difficili per l’argentino, ossia l’infortunio (rottura dei legamenti crociati di un ginocchio) dello scorso aprile che lo ha privato del finale della scorsa stagione e della prima parte di quella in corso, compreso il derby di oggi… «Mi sono fatto male il primo di aprile, un venerdì, e il lunedì seguente la squadra ha giocato e assieme alla curva hanno esposto uno striscione per me. È stato molto emozionante, ammetto di essere scoppiato a piangere davanti al televisore perché ho avuto un’ulteriore conferma che quello che si è creato qui va oltre lo sport. Fortunatamente la riabilitazione sta andando bene, ho iniziato a fare un po’ di corsetta e le sensazioni sono buone. A questo punto il mio obiettivo è essere pronto per il girone di ritorno, dopo la pausa invernale. In realtà forzando potrei provare a rientrare anche prima, ma non so quanto senso avrebbe rischiare di farsi male per qualche partita in più. È vero che una di queste, la penultima, sarebbe proprio il ritorno del derby con il Chiasso e non nego che mi piacerebbe moltissimo riuscire a giocare almeno quel match, però è ancora presto per fissarlo quale obiettivo, prima devo capire come risponderà il mio fisico nei prossimi mesi. Ammetto che l’infortunio è stato un duro colpo, non me lo aspettavo a questo punto di una carriera nella quale non avevo praticamente mai avuto problemi fisici importanti. Mi dico però meglio adesso che prima e inoltre lo prendo come un segno che dovevo fare ancora un anno».

Già, perché idealmente il bomber albiceleste avrebbe dovuto appendere gli scarpini al chiodo già da tempo, ma la pandemia prima e l’infortunio ora lo hanno portato a modificare i suoi piani… «Effettivamente avrei dovuto smettere già un paio di anni fa ma poi è arrivato il Covid e ho deciso di fare ancora una stagione, anche perché mi sarebbe dispiaciuto chiudere in quel modo. Poi nella scorsa annata, disputata comunque prevalentemente a porte chiuse, mi sono fatto male e per lo stesso ragionamento ci tenevo a riprovarci e poter chiudere in maniera positiva e assieme alla gente di Bellinzona che così tanto mi ha dato in questi anni. La società, che ringrazio, ha assecondato con piacere questo mio desiderio e quindi eccomi ancora qua».

‘Posso ancora aiutare la squadra’

Una presenza quella di Magnetti nella rosa granata che non si limita però al semplice desiderio di vivere la sua passerella finale… «Sono stato chiaro con la società, se sono ancora qui è perché credo di poter dare un contributo importante. Fino all’ultimo ho fatto bene, ho sempre giocato e segnato e mi sento ancora un giocatore a tutti gli effetti, per cui sento di poter dare una mano alla squadra a raggiungere il suo obiettivo».

Obiettivo che non può che essere la già citata promozione e questo vale per entrambe le ticinesi… «Ci saranno anche altre squadre a lottare per la promozione ma di certo Bellinzona e Chiasso non possono nascondersi, sono attrezzate per fare un campionato ai vertici e anche la storia di questi due club fa sì che abbiano il dovere di almeno provarci».

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