Calcio

Con Tami le aquile si sono posate

L'Asf, mesi dopo, chiude un capitolo polemico, ma se vuol fare le cose per bene che conceda al ticinese di esercitare i poteri di cui è stato investito

6 luglio 2019
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Il loro periplo si è forse concluso, mesi dopo, in maniera morbida, al termine di un volo invece nervoso, a strappi, anche rabbioso, provocatorio. Certamente discutibile.

Se ancora non hanno individuato il nido su cui posarsi, le aquile che si sono librate in aria nel cielo di Kaliningrad, ora hanno quantomeno trovato chi ha il potere di sconsigliarne un’altra uscita.

Colta di sorpresa, impreparata o maldestra che sia stata, l’associazione svizzera di calcio a mesi di distanza dalla partita (e dal volo) della discordia, quel Serbia-Svizzera che tante polemiche fece detonare, e tante ripercussioni ebbe, a più livelli, ha finalmente trovato il modo di correre ai ripari.

Per chi è convinto che allora l’Asf abbia clamorosamente e gravemente sbagliato, la sostituzione del delegato con un direttore dagli accresciuti poteri ha il sapore di scuse ufficiali, mandate a stretto giro di elezione di Pierluigi Tami, fresco di nomina prestigiosa, insignito di una carica che mancava. Uno che certe brutte storie ha il dovere di evitare che si ripetano, esercitando un peso che prima il delegato non aveva, in quanto rappresentante e osservatore, non dirigente con un mandato operativo.

Chi invece ritiene che i dirigenti federali agirono nel modo corretto, non sanzionando Shaqiri e Xhaka e lasciando che dopo la tempesta tornasse la calma, senza interventi troppo drastici, saluta comunque la figura del direttore come benvenuta. Giacché colma una lacuna all’interno di una struttura con tante persone che rappresentano (quelle non mancano) e poche che hanno le competenze del caso per intervenire, se del caso.

Restiamo dell’idea che sarebbe stato necessario mettere mano alla faccenda già allora, ma piangere sul latte versato non serve a nulla, se non a rivangare fatti ormai consegnati ai ricordi.

Colpevole o innocente che sia, l’Asf sulla questione ha continuato a chinarsi. Segno che quel volo non fu poi così poco importante. Né furono di scarso rilievo le conseguenze che ebbe nelle settimane a venire. Non la toccò piano, l’ex segretario generale Alex Miescher. Ma non è con uscite controverse come la sua, date in pasto ai media e alle interpretazioni più disparate, che cadute di stile e problemi di gestione del personale vanno affrontati.

Doveroso, semmai, accorgersi che ci sono dinamiche che è meglio affidare alle competenze di chi – come Pier Tami – le ha vissute, e gestite con successo. Affinché, se dovesse presentarsi l’occasione, possa attingere al proprio bagaglio riempito sul campo, a diretto contatto con gli attori protagonisti – calciatori e dirigenti – per trovare le contromisure atte a evitare deragliamenti, brutte prese di posizioni, polemiche e dibattiti dai toni anche piuttosto accesi.

Come ticinesi, siamo orgogliosi che la scelta sia caduta su di lui, ma non è per la sua attinenza bensì per le sue capacità, che Tami è stato preferito ad altri profili. Ora, però, se davvero l’Asf vuole fare le cose per bene, dopo averlo nominato, gli conceda di esercitare i poteri di cui lo ha investito. Allora sì che le aquile si alzeranno in volo unicamente sulle catene montuose alle quali appartengono.

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