VELA

Imperversa la furia di Ciaran: ‘C'erano le onde nel porto’

Alla Jacques Vabre, sui pontili di Le Havre e Lorient si balla la samba. Intanto sfuma il piano B: tutti fermi fino a martedì, ma gli Ultim se la ridono

Meglio stare ormeggiati, con un mare così
(Keystone)
2 novembre 2023
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Sono passati ormai cinque giorni dal via della sedicesima Transat Jacques Vabre della storia, e Imoca 60 sono tutt'ora attraccate in banchina al porto di Le Havre, vittime (indirette) della furia di Ciaran, la tempesta abbattutasi sulle coste francesi e non solo, con raffiche ad oltre 110 chilometri orari e impressionanti spruzzi d'acqua che colpivano le barche ormeggiate. «Nel porto di Le Havre c'era davvero agitazione – spiega Maxim Sorel, trentasettenne skipper di VandB –. Un membro dell'equipaggio di terra stava dormendo in barca quando tutto ha cominciato a scuotersi. È stato molto movimentato, ma la barca non ha subito danni, e il peggio è passato».

Anche perché da lunedì, i team coinvolti e gli organizzatori della Transat Jacques Vabre stanno hanno fatto tutto quanto possibile intorno al bacino Paul Vatine per garantire la sicurezza dei giganteschi monoscafi di 18 metri, costretti in porto dalla furia di madre natura. «Erano davvero condizioni impressionanti, basti dire che c'erano le onde anche dentro al porto – dice l'inglese Sam Goodchild, skipper di For The Planet –. Fortuna che queste barche sono solide, realizzate per far fronte a situazioni difficili. Adesso resta soltanto l'impazienza di prendere il largo». Impazienza che durerà ancora parecchi giorni, v‘è da credere, dopo che è definitivamente naufragata l'idea ventilata venerdì di far partire le Imoca nella giornata di domenica. «Il problema, in particolare – spiega il direttore di regata Francis Le Goff, al termine del meeting svoltosi nel pomeriggio con i velisti (tra cui figurano anche gli svizzeri Alan Roura, Simon Koster, Nils Palmieri, Oliver Heer e Justine Mettraux) –, è che si prevede che possa rinforzare il vento dal settore Ovest, ciò che avrebbe un forte impatto sulla regione di Le Havre». Gli organizzatori sono al lavoro su nuovi scenari, e la prima opzione sarebbe quella di una partenza all'alba di martedì. «È una situazione complicata per tutte le squadre, perché c’è totale incertezza – spiega Paul Meilhat, skipper di Biotherm –. Tuttavia non c'è altro da fare se non adeguarsi».

‘Queste barche sono incredibili’

Se non va bene per la quarantina di Imoca 60, non va molto meglio per due delle altre classi a cui era stato concesso di partire regolarmente domenica, ma con l'obbligo di ripararsi a Lorient per sfuggire alla burrasca, e come i loro colleghi rimasti a Le Havre, anche gli Ocean Fifty e le Class 40 sono state sballottate in porto per tutto il tempo. Così, gli unici a essere veramente felici sono gli equipaggi dei cinque maxi trimarani della classe Ultim, i soli a poter davvero cominciare a regatare grazie a incredibili performance, che hanno permesso loro di allontanarsi in direzione delle Canarie prima che la furia di Ciaran potesse raggiungerli. Tanto da essere già riusciti ad agganciare gli Alisei. «Queste barche sono incredibili – dice François Gabart, che appare tutto sorridente in un video girato al largo, a bordo del suo SVR Lazartigue –. Ci sono dieci nodi di vento (19 km/h, ndr) e noi andiamo a trenta (55 km/h, ndr), semplicemente impensabile». I cinque giganti del mare viaggiano piuttosto raggruppati, visto che tra il primo e l'ultimo di loro ci sono una cinquantina di miglia nautiche (una novantina di chilometri, ndr). «È bel tempo, e fa abbastanza caldo – commenta invece Thomas Rouxel a bordo del suo Sodebo –. Di sicuro ci troviamo in condizioni più clementi e simpatiche rispetto a chi ancora si trova in Bretagna...».

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