VELA

L'inferno sulla Jacques Vabre, e le Imoca restano in porto

Navigatori (e meteorologi) colti di sorpresa da una tempesta inattesa, con venti fino a 150 km/h e onde da dodici metri. ‘È qualcosa di raro e pericoloso’

Alan Roura e il suo Hublot dovranno pazientare un po’ prima di ritrovare il mare
(Keystone)
29 ottobre 2023
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È una partenza quantomeno movimentata, quella dell'edizione 2023 – la sedicesima della storia – della Transat Jacques Vabre. Cieli minacciosi, forti raffiche di vento e mare agitato hanno sconvolto i piani della regata, che avrebbe dovuto prendere il via nel primo pomeriggio di quest'oggi. Alla fine, qualcuno è riuscito a partire secondo programma, ovvero i trimarani della classe Ultim, giganti del mare dalla lunghezza di una trentina di metri, la cui velocità (si parla di oltre 80 chilometri orari) dovrebbe permetter loro di trovarsi più a sud quando la tanto temuta tempesta si manifesterà.

Già, perché l'allerta scattata all'ultimo stamattina – poco prima del via – non riguarda la giornata odierna, bensì la notte tra lunedì e martedì, dove a Finisterre è attesa una specie di uragano, con onde fino a dodici metri e venti superiori ai cento nodi sulle coste francesi. «Con condizioni simili dovrai ovviamente fare i conti con dei frangenti, ed è a quel momento che le cose diventano pazzesche» spiega Yoann Richomme, lo skipper dell’Imoca Arkea Paprec. Ed è quest'ultima classe, la più nutrita e al tempo stesso la più attesa, che deve far fronte alle difficoltà maggiori. Infatti, se gli Ultim sono partiti normalmente e i sei multiscafi della classe Ocean Fifty e la quarantina di imbarcazioni della Class40 hanno potuto lasciare il porto di Le Havre con l'obbligo però di fare scalo a Morbihan per ripararsi dalla burrasca, per le superstar della classe Imoca non c’è stato nulla da fare: l'ordine tassativo è restare al molo, in attesa – chissà quando – di poter infine prendere il mare. Tra loro ci sono anche gli svizzeri Alan Roura, Simon Koster, Nils Palmieri, Oliver Heer e Justine Mettraux. «Stiamo parlando più di un ciclone che di una depressione – spiega al quotidiano l'Express Xavier Macaire, il timoniere di Groupe SNEF –. È un qualcosa di raro, oltre che molto potente e pericoloso».

La domanda che tutti si pongono è perché una simile situazione abbia preso un po’ tutti di sorpresa all'ultimo, e la risposta sta nel fatto che le condizioni meteo sono improvvisamente, e repentinamente, mutate. «Sul nucleo della prima perturbazione, che era attesa per il 2 novembre, un vasto sistema di bassa pressione si è arrotolato su se stesso, riunendo diversi centri e accelerando il suo percorso. Il fenomeno è più rapido, violento ed esteso, con un marcato fronte freddo che si estende sempre più a sud – spiega il meteorologo di regata, Christian Dumard –. Già da mercoledì le condizioni nel Golfo di Biscaglia saranno nettamente degradate, con raffiche di un'ottantina di nodi (ovvero quasi 150 chilometri orari, ndr) e onde di dieci metri: in condizioni del genere, neppure una nave cargo sarebbe in grado di deviare dalla propria rotta per raggiungere un equipaggio in difficoltà, e le barche che dovessero venir rallentate da un'avaria non avrebbero alcuna possibilità di raggiungere un porto in tempo utile per ripararsi dalla tempesta».

Così, mentre gli Ultim sperano di anticiparla, Ocean Fifty e Class40 si metteranno al riparo a Morbihan, mentre invece le Imoca, che è anche la classe più imponente, dovranno restare in porto finché Madre natura vorrà. «Dopo il passaggio di questo vasto sistema rimane grande incertezza – aggiunge Dumard –. E l'esperienza dell'ultima settimana, con una situazione rimasta molto variabile giorno dopo giorno, ci suggerisce di essere cauti».

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