CICLISMO

Matteo Badilatti: ‘La Colombia è uno spettacolo unico’

Parla lo scalatore poschiavino dell’Israel Start-Up Nation, reduce dalle trasferte in Turchia e Sudamerica. ‘Sono contento di come sono andate le cose’

7 marzo 2020
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Il ciclista è con buona probabilità lo sportivo con il maggiore spirito di adattamento. In un mondo dello sport nel quale tutto è regolato con la precisione di un orologio svizzero e ogni piccolo granello di sabbia nell’ingranaggio può dare vita a vere e proprie crisi, addirittura internazionali, i ciclisti di problemi se ne fanno pochi e cambiano il loro calendario a dipendenza di infortuni, condizioni fisiche, o bizze della meteo, accollandosi trasferte da un continente all’altro senza batter ciglio. E in questi giorni di epidemia da coronavirus, di capacità di adattamento ce ne vuole davvero molta. Ne sa qualcosa Matteo Badilatti, il poschiavino in forza alla Israel Start-Up Nation, compagine al primo anno nel World Tour. Lo scalatore grigionese sarebbe dovuto essere al via domani del Gp Industria e Artigianato di Larciano e a fine mese al Giro della Sicilia, due corse che, però, sono state cancellate. Essere ciclisti al tempo del coronavirus non è facile... «Ma dobbiamo adattarci. Anche per quanto riguarda gli aspetti legati alla salute. Si è molto più attenti, in gara come in allenamento. A volte capitava che durante un’uscita ci si fermasse al bar per un caffè, adesso si cerca di evitare ogni possibile fonte di contagio. Come il resto della popolazione, pure noi cerchiamo di seguire le regole di igiene auspicate dalle autorità. E quando torniamo da una trasferta in aereo, con molte ore trascorse all’interno degli aeroporti, cerchiamo di rimanere qualche giorno in disparte, centellinando i contatti soprattutto con le persone anziane».

Matteo Badilatti si è visto cancellare all’ultimo momento il Gp di Larciano, ma in questo primo scorcio di stagione ha già preso parte a due corse a tappe, la prima in Colombia (6 tappe), la seconda in Turchia (4)... «Sono contento di come sono andate le cose, soprattutto in Colombia. Per noi europei correre lì è sempre qualcosa di speciale. In primo luogo per via dell’altitudine. Siamo arrivati a toccare punte di 3’200 metri sopra il livello del mare e tutta la corsa si è svolta sopra i 2’500 metri, dove da noi troviamo la vetta del Tourmalet o il Colle dell’Agnello. È stato duro iniziare subito con il botto, ma sono contento di come il mio corpo ha saputo reagire alle sollecitazioni. Anche a livello di risultati penso di poter essere soddisfatto (13° della generale, 12° nella tappa finale conclusa all’Alto de Verjon, 8° nella crono iniziale, ndr)».

Il popolo dei tifosi

Ma c’è un altro aspetto a rendere speciale la trasferta in Colombia... «Ed è il popolo dei tifosi. Nel Paese sudamericano la gente è davvero calorosa e accogliente, un pubblico che qui in Europa poche volte si ha la fortuna di incontrare. E nonostante la loro passione per il ciclismo, sono tutti molto rispettosi, rilassati, educati, collaborativi. È davvero un pubblico speciale. Sanno essere passionali senza scivolare nell’iper eccitazione che spesso da noi rende difficile il compito a coloro i quali sono incaricati di garantire la sicurezza degli atleti». Subito dopo la Colombia, il Giro d’Antalya, in Turchia, corsa a tappe di quattro giorni durante la quale Badilatti è stato in grado di mettersi in evidenza con il secondo posto nella terza frazione (Aspendos-Termessos), a 2” dal vincitore, l’austriaco Riccardo Zoidl (ha pure ottenuto il secondo posto nella classifica di miglior scalatore)... «Al di là di questi risultati, non sono particolarmente soddisfatto di come è andata in Turchia, potevo far meglio. Con ogni probabilità ho pagato la stanchezza del viaggio. Infatti, sono arrivato in Turchia direttamente dall’altitudine della Colombia con un fuso orario di otto ore e ho raggiunto la città di Antalya, sede di partenza, soltanto il giorno prima del via. Una situazione, ovviamente, tutt’altro che ideale per poter rendere al massimo. In generale, però, ritengo di aver iniziato la stagione con un altro passo rispetto a un anno fa. Le sensazioni sono positive e, nonostante le incertezze di calendario riconducibili al coronavirus, sono molto fiducioso per quel che riguarda le prossime competizioni».

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