Educazione

Assistenza e coercizione: nasce una piattaforma didattica

Un progetto educativo su un capitolo particolarmente oscuro della storia svizzera per non dimenticare

Vite spezzate da un approccio educativo che fortunatamente è cambiato
(Bildarchiv del Nationalmuseum di Zurigo.)

Favorire la conoscenza a scuola di un capitolo di storia svizzera ancora poco noto: quello delle misure coercitive a scopo assistenziale e dei collocamenti extrafamiliari. È questo lo scopo della piattaforma didattica “Assistenza-coercizione.ch”, sviluppata dall’Alta scuola pedagogica di Lucerna in collaborazione con l’Alta scuola pedagogica del Canton Vaud, la Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana e l’associazione “Gesichter der Erinnerung” nell’ambito del programma nazionale Ricordare per il domani (Bundes-Programm «erinnern für morgen»). La piattaforma è stata presentata per la prima volta al pubblico lo scorso 23 gennaio 2025 a Zurigo presso il Museo nazionale svizzero.

Un periodo travagliato della storia svizzera

Il tema dell’assistenza e della coercizione è da anni oggetto di dibattito pubblico. Sono più di 100’000 le persone coinvolte, tra cui adulti e minorenni, colpite da misure coercitive a scopo assistenziale che dal XIX secolo sono state allontanate dal loro ambiente familiare per essere collocate in istituti o famiglie affidatarie. Queste persone, e i bambini e le bambine in particolare, sono stati ampiamente esposti a ingiustizie: maltrattamenti e lavoro forzato (sfruttamento mascherato da assistenza), mancanza di cibo, mancato accesso alle cure mediche e all’istruzione, abusi e violenze sessuali, adozione forzata, sterilizzazione e sperimentazione di farmaci.

La piattaforma rappresenta l’esito di un lungo percorso, che ha visto coinvolta la Confederazione a più livelli, fin dalle prime denunce esposte nel 1972 dal giornalista del “Beobachter” Hans Caprez in merito all’azione Bambini della strada della Pro Juventute. Tra il 1926 e il 1973 circa 2’000 bambini di origine Jenisch furono, infatti, allontanati dalle loro famiglie e collocati presso famiglie affidatarie o in istituti. La vicenda è stata recentemente portata anche sul grande schermo grazie al film Lubo di Giorgio Diritti, che racconta la storia di una famiglia svizzera di origine Jenisch vittima di misure coercitive.

Una legge in aiuto delle vittime

Un passo importante in questo processo è stata l’elaborazione della Legge federale sulle misure coercitive a scopo assistenziale e i collocamenti extrafamiliari prima del 1981 (LMCCE), entrata in vigore il 1° aprile 2017 e giunta dopo le scuse ufficiali delle consigliere federali Eveline Widmer-Schlumpf e Simonetta Sommaruga, rispettivamente nel 2010 e 2013. La legge ha creato le condizioni quadro per avviare un’analisi scientifica della vicenda, ma anche per fornire un supporto psicologico e materiale alle vittime.

Nel 2014 è stata dunque istituita una Commissione Peritale Indipendente (CPI) incaricata di esaminare la tematica sotto il profilo scientifico. Nel 2019 la CPI ha presentato 10 volumi, tra cui un rapporto finale che contiene una sintesi chiara delle ricerche compiute e alcune raccomandazioni della commissione per la prosecuzione del processo di riabilitazione (i volumi sono disponibili a questo link: www.uek-administrative-versorgungen.ch/).
Tra queste, figura: inserire nei programmi scolastici l’insegnamento della storia delle misure coercitive a scopo assistenziale e dei collocamenti extrafamiliari come parte integrante della storia svizzera. Ed è precisamente a questa finalità che vuole rispondere la piattaforma didattica Assistenza-coercizione.ch. Pensata per studenti e studentesse a partire dalla scuola media e per chiunque sia interessato alla tematica, la piattaforma segue una modalità interattiva, dando direttamente la parola a cinque persone, attraverso testimonianze individuali di circa 20 minuti che ne ripercorrono la vita. Le interviste filmate sono seguite da un percorso didattico che introduce l’argomento attraverso lo studio delle fonti storiche.


Un portale, tante storie

Racconti personali per insegnare ed educare

Le finalità della piattaforma sono molteplici: dal suscitare empatia verso le testimonianze ascoltate, all’adozione di una prospettiva multipla, che consenta di comprendere la complessità del contesto in cui furono attuate le misure, alla formulazione di un’interpretazione storiografica e di un giudizio personale ai fini di sviluppare competenze di cittadinanza attiva.

In particolare la prospettiva multipla adottata induce gli studenti e le studentesse a considerare più punti di vista e non soltanto quello del/della testimone, non per minimizzare il carattere traumatico dell’esperienza, che rimane indiscutibile, ma per far comprendere la complessità della problematica ai diversi livelli. Questo tipo di compito consente anche di comprendere meglio il contesto storico dell’attuazione delle misure e il lungo cammino che le istituzioni cantonali percorsero per dotarsi di istituzioni formative e psico-pedagogiche affidabili, al passo con i risultati scientifici e dotate di personale di cura adeguatamente formato.

La piattaforma persegue anche finalità legate all’educazione alla cittadinanza democratica e favorisce in particolar modo l’incoraggiamento all’assunzione di una postura di cittadinanza attiva. L’ascolto delle testimonianze, la comprensione del contesto storico, la consapevolezza della privazione dei diritti fondamentali da parte dello Stato, sono i fondamenti su cui costruire una responsabilità civile individuale.


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Coscienza dei diritti fondamentali

Per approfondire l’argomento e come supporto per i/le docenti, la piattaforma didattica fornisce documenti complementari e una guida che contribuiscono a spiegare l’argomento e a dare uno sguardo più ampio sulle questioni relative allo sviluppo dello Stato sociale in Svizzera e su altri aspetti.

La sezione del manuale offre anche materiali didattici in power point che potrebbero essere utilizzati in classe, una bibliografia relativa alle risorse disponibili, nonché schede esplicative destinate ai docenti e alle docenti.

In conclusione, il percorso verso l’affermazione dei diritti fondamentali è stato lungo e complesso, ma ha rappresentato anche un passo cruciale nella costruzione di uno Stato sociale e di diritto nel nostro Paese. La piattaforma didattica “Assistenza-coercizione” non solo illumina un capitolo oscuro della nostra storia, ma promuove anche una maggiore consapevolezza e responsabilità civica tra le nuove generazioni perché, come si legge nel fascicolo delle raccomandazioni della CPI – che riprende il Preambolo della Costituzione federale della Confederazione svizzera del 1999 – “(…) la forza di un popolo si commisura al benessere dei più deboli dei suoi membri (…)”.

In collaborazione con il Dipartimento formazione e apprendimento/Alta Scuola Pedagogica