L'editoriale

Il mercato è un optional

13 novembre 2014
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E siamo a quota 5,9 miliardi di franchi. A tanto, infatti, ammontano le multe e sanzioni varie pagate da Ubs a partire dal 2009. Una media di 1,18 miliardi l’anno. E non finirà qui visto che nel bilancio di quest’anno la grande banca ha aumentato il fondo per rischi legali da 1,8 a 3,5 miliardi di franchi. La madre di tutte le multe, per quanto riguarda l’ultimo lustro, è quella da 780 milioni di dollari inflitta dalle autorità americane nel 2009 per aiuto all’evasione fiscale data alla clientela statunitense. Tre anni dopo, nel 2012, un’altra mazzata da 1,4 miliardi di dollari da parte americana, inglese e svizzera per le manipolazioni del tasso Libor. L’anno scorso toccò ancora agli americani sanzionare Ubs con altri 885 milioni di dollari le famose transazioni ipotecarie a rischio (subprime). All’inizio di quest’anno sono stati versati invece 300 milioni di euro all’autorità giudiziaria tedesca per tacitare l’aiuto fornito alla clientela tedesca accusata di evasione fiscale. Accuse simili sono poi all’origine della maxi-cauzione (1,1 milardi di euro) versata a fine settembre alle autorità francesi. L’anno si sta chiudendo, a meno di altre sorprese nel prossimo mese e mezzo, come era iniziato: altri 774 milioni di franchi a beneficio di varie autorità di vigilanza a causa di manipolazioni sul mercato dei cambi.

Quest’ultimo dovrebbe essere – tra i mercati finanziari esistenti – quello più liquido (5’300 miliardi di dollari al giorno) e ‘teoricamente’ meno manipolabile. Beata ingenuità degli investitori che credono ancora nelle virtù del libero mercato.

Avvocati e giuristi, almeno loro, non devono però temere che il lavoro si stia esaurendo. Solo negli Stati Uniti sono in corso cause legali relative ai titoli legati alle ipoteche per un valore pari a 13 miliardi di dollari. Vi è inoltre la vicenda delle cosiddette ‘dark pool’ (la finanza ombra), ovvero le piattaforme di scambio di strumenti finanziari alternative ai mercati regolamentati. Anche in questo caso la Sec, l’autorità statunitense di vigilanza dei mercati finanziari, sta indagando su possibili manipolazioni ai danni dei clienti.

Certo, Ubs è in buona compagnia. Ma come al solito ciò non giustifica gli errori o i comportamenti fraudolenti dei singoli. Semmai li amplifica, visto che dai grandi e dai leader di mercato si pretende sempre il meglio. Sorprende comunque che quando si scoprono irregolarità del genere non rotolino mai teste ai livelli più alti della gerarchia. Una decina in tutto sono le persone coinvolte e stando a Ubs, sono già state allontanate dall’istituto.

Il risultato è che anche per quest’anno, per il prossimo e probabilmente (a meno che non si decida di rendere non deducibile le multe penali) per il 2016, Ubs non pagherà imposte sugli utili in Svizzera. L’ultimo decennio rischia quindi di passare alla storia della banca come quello dedicato completamente a risolvere problemi e pratiche che, si spera, siano definitivamente confinati nel passato. Altro che creazione di valore per i dipendenti, gli azionisti e la collettività.

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