laR+ IL COMMENTO

L'esperimento luganese della neutralità integrale

C‘è qualcosa che lega il potere giudiziario ai globalisti e alle criptovalute? Sì, la strategia di rilancio della ‘locomotiva’ economica del Ticino

In sintesi:
  • L’obiettivo del Municipio è noto: trattenere la magistratura in riva al Ceresio
  • A sollevare pubblicamente qualche perplessità è stato l’imprenditore Stefano Artioli
Un convoglio, due macchinisti
(Ti-Press)
17 gennaio 2025
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Parte da Lugano, a quanto pare, il convoglio di ritorno verso la neutralità integrale. O almeno, un tentativo. Chiamiamolo pure esperimento. Quella neutralità per la quale ciò che conta è rimanere talmente equidistanti da poter concludere affari con chiunque e in qualsiasi modo. Qui non si parla certo dell’approccio elvetico alle grandi questioni geopolitiche: sul tema vero e proprio è pendente un’iniziativa popolare a livello federale. Fatto che non impedisce, nel frattempo, di provare ad aggirare nelle minuzie locali l’espressione democratica emersa dalle urne.

L’esempio migliore, appunto, ce lo fornisce l’ipotesi caldeggiata dal Municipio di Lugano di acquisire, tramite la partecipata Ail Servizi Sa, gli stabili del comparto Sant’Anna di proprietà della banca Efg, per poi darli in affitto al Cantone bisognoso di spazi idonei per la Giustizia. Oppure per insediare gli uffici dell’amministrazione comunale, qualora il Cantone dovesse scegliere la torre est del Polo sportivo e degli eventi quale sede della magistratura. Perché l’obiettivo ultimo del Municipio è noto: trattenere il potere giudiziario (e soprattutto il suo ragguardevole indotto) in riva al Ceresio.

Che poi l’acquisto con soldi pubblici di un sedime a Lugano per la Giustizia sia stato bocciato in votazione popolare lo scorso giugno, che lo stabile in questione fosse sempre di proprietà della Efg, e che addirittura possa essere la stessa banca non solo a vendere gli edifici di via Peri ad Ail Servizi ma anche a finanziare l’operazione tramite un credito ipotecario, non dovrebbe – stando agli addetti ai lavori – destare particolari preoccupazioni nella cittadinanza.

A sollevare pubblicamente qualche perplessità è stato l’imprenditore Stefano Artioli, che ha denunciato una sorta di accordo sottobanco tra la Città, la banca e forse qualcun altro (il Dipartimento istituzioni?). Accordo che in pratica lo ha privato di un ottimo affare: quello degli indennizzi per i proprietari del comparto previsti nell’ambito del progetto tram-treno. Inoltre, Artioli ha affermato che in quegli stabili – è proprietario di uno, è andato vicino ad acquistare gli altri cinque – più che la malconcia Giustizia ticinese intendeva ospitare dei grossi contribuenti: saranno mica i miliardari in presunta fuga dal Regno Unito dopo l’abolizione dello statuto ‘Res non dom’; coloro che il capodicastero finanze di Lugano ha cercato di “sedurre” nella sua trasferta londinese di fine 2024? Quella sì che sarebbe una stravagante coincidenza…

Tra l’altro, ci si potrebbe anche chiedere se è davvero da qui che deve passare la strategia di rilancio della “locomotiva” economica del Ticino. Ovvero dalla caccia ai facoltosi ottimizzatori fiscali di mezzo mondo che ad aprile perderanno i loro privilegi, dopo essere stati accolti in Inghilterra per decenni senza tante domande (vergognosa eredità dei secoli di colonialismo britannico). Chi sarebbero questi personaggi? Quante risorse hanno già sottratto, con l’aiuto dei sudditi della Corona, ai loro Paesi di provenienza? Chiaro, al vero uomo neutrale tutto questo non deve interessare. Perché si sa: pecunia non olet.

In fondo sarebbe come pretendere di capire cosa c’è dietro al mondo delle criptovalute. Meglio diventare il loro hub internazionale, trarne il massimo profitto, tutto in modo assolutamente neutrale. Se poi dovessero emergere rogne – con le cripto, con i globalisti, oppure altre – la pletora di avvocati e fiduciari della piazza luganese saprà come mettere tutto e tutti a posto, e lo potrà fare senza nemmeno dover allontanarsi troppo dal centro città.