laR+ IL COMMENTO

Le quattro stagioni della politica monetaria

La ‘normalizzazione’ dei tassi d'interesse: tra utili bancari record e ‘qualche’ effetto collaterale (anche in Ticino)

In sintesi:
  • Siamo il Paese dove i banchieri siedono sempre in prima fila 
  • Oggi il tasso d'interesse reale ‘batte’ l'inflazione
Luci e ombre della Banca nazionale
(Keystone)
15 marzo 2024
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I musicisti sono già al loro posto. Anche il pubblico, Entra il direttore di orchestra. Applausi. Dai primi accordi si capisce che la sequenza non sarà la solita. Si parte col Concerto n.4 in Fa minore, ‘L’inverno’.

Pochi giorni prima del solstizio di dicembre, correva l’anno 2014, la Banca nazionale svizzera introduce i tassi d’interesse negativi. Stando alle parole del presidente Thomas Jordan, la misura viene presa “per ridurre l'attrattiva del franco”. Erano i tempi della soglia minima del cambio 1,20 franchi per un euro (poi abbandonata a gennaio 2015).

Qualcuno tossisce, qualcuno russa. Il direttore si asciuga la fronte con un fazzoletto bianco. Si prosegue, sempre in maniera disordinata. Ora è il turno del Concerto n.2 in Sol minore, ‘L’estate’.

Cinque giorni prima del solstizio estivo del 2022 la Bns sorprende tutti: anticipando le mosse della Banca centrale europea decide il primo rialzo dei tassi d’interesse dopo oltre sette anni, aumentando il tasso guida di mezzo punto (da -0,75 a -0,25%). Spiega Jordan che la politica monetaria più restrittiva adottata dalla Bns “mira a impedire che il rincaro si propaghi in maniera più diffusa”. A maggio 2022 l’inflazione aveva raggiunto il 2,9%.

L’inconsueto intervallo consente a un gruppo piuttosto numeroso di persone di uscire dall'auditorium: c’è chi esce a fumare, chi invece va in bagno. Quando si è pronti a ripartire un grande silenzio riempie la sala. Concerto n.3 in Fa maggiore, ‘L’autunno’.

Confrontata con un’inflazione del 3,5%, la Banca nazionale chiude l’era dei tassi d’interesse negativi il giorno precedente all’equinozio autunnale, sempre nel 2022. Il tasso guida viene riportato in terreno positivo (0,5%). Si compie così la “metamorfosi” del franco. La forza della nostra valuta non è più un problema per l’economia elvetica, anzi: diventa la sua principale arma contro i rincari importati dall’estero.

Mentre si attende l’inizio del Primo (e ultimo) concerto in Mi maggiore – ‘La primavera’ –, quello che accompagna l’equinozio che sancisce la fine della stagione invernale, e che vedrà la Bns del dimissionario Jordan riunirsi per l’esame trimestrale della situazione economica e monetaria in cui potrebbe essere deciso un primo taglio dei tassi d’interesse dopo un ciclo al rialzo durato un anno e mezzo, in Ticino BancaStato annuncia risultati “di portata storica” conseguiti nel 2023. Utile da 101 milioni di franchi per il Gruppo e un versamento record di oltre 65 milioni al Cantone (una ventina in più rispetto all’anno precedente), resi possibili soprattutto grazie alla “normalizzazione dei tassi d’interesse” attuata dalla Bns.

Che poi quella stessa “normalizzazione” della politica monetaria abbia portato a un tasso d’interesse reale che oggi “batte” l’inflazione e disincentiva gli investimenti, a un eccessivo rafforzamento del franco che penalizza l’industria di esportazione, a un aumento del costo dei finanziamenti che rende più difficoltoso l’accesso al credito a Pmi e famiglie, a un rincaro delle pigioni per via dell’incremento del tasso ipotecaria di riferimento, e pure a che Cantoni e Confederazione rimangano a “bocca asciutta” senza ricevere alcun dividendo dalla Banca nazionale, non dovrebbe scoraggiarci: sono solo degli effetti collaterali. O detto altrimenti: i costi della normalità.

In un Paese dove i banchieri – sponsor dello spettacolo – siedono sempre in prima fila, diventa quasi naturale che mentre accade tutto ciò la musica di Vivaldi continui a suonare, indisturbata.

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