laR+ IL COMMENTO

Dall’ecoansia ai rutti poco ‘green’ delle mucche

Giovani che in un mondo così non vogliono fare figli. Paure irrazionali? Purtroppo hanno ben poco di fantasioso

In sintesi:
  • Di certo, osserviamo che la crisi climatica sta scavando enormi diseguaglianze e sarebbe nell’interesse di tutti costruire un futuro sostenibile.
  • Davanti al silenzio sul maxi-inquinamento di conflitti e azioni militari, i rutti delle vacche ci sembrano davvero poca cosa.
(Keystone)
5 agosto 2023
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Un chiodo fisso che conquista sempre più spazio tra i pensieri, divorando energia gioiosa, disturbando la pace mentale, in un’altalena di emozioni, dalla collera al senso di ingiustizia, fino a un fastidioso senso di impotenza. Piano piano ci si chiude in sé stessi, si teme per il proprio futuro. Anzi si teme di non averlo proprio, un futuro. È stata battezzata ecoansia o ansia climatica. Più dai media che dagli psichiatri, anche se, come ha commentato lo psicoterapeuta Michele Mattia alla Rsi, anche in Ticino si iniziano a curare giovani con questi tratti e il manuale diagnostico di psichiatria starebbe riflettendo su una diagnosi. Giovani che in un mondo così non vogliono fare figli.

Sono paure irrazionali, ci dicono, però di fantasioso hanno ben poco. Chi non è rimasto sbigottito davanti alle immagini della Sicilia in fiamme, di Milano travolta da una tromba d’aria, dei chicchi di grandine come ciliegie che flagellano i vigneti ticinesi, della lunga lotta contro gli incendi in Vallese, di pezzi di montagna che franano, dei ghiacciai che si ritirano, delle estati sempre più torride? Continue e reiterate catastrofi alimentano oggettive preoccupazioni. Che siamo (o meno) prossimi a un punto di non ritorno, come continuano a ripetere i climatologi, è possibile. Di certo, osserviamo che la crisi climatica sta scavando enormi diseguaglianze e sarebbe nell’interesse di tutti costruire un futuro sostenibile.

Purtroppo la saggezza è spesso messa in ombra dalla cieca avidità, pronta a tagliare il ramo su cui siamo tutti seduti. L’ipocrisia regna sovrana. Un esempio tra tanti. Secondo il motto chi inquina paga, viaggiare costerà di più. Anche i rutti delle vacche vengono additati come killer ambientali (perché ruminando emettono metano), mentre in Europa c’è una terribile guerra che sta devastando aree protette, milioni di ettari di boschi, inquinando acqua, aria e suolo con veleni che entrano nelle catene alimentari di umani e animali. Un’imbarazzante schizofrenia. Davanti al silenzio sul maxi-inquinamento di conflitti e azioni militari, i rutti poco ‘green’ delle mucche ci sembrano davvero poca cosa. Molti si sentono presi per i fondelli. Alcuni riescono a trasformare la rabbia in azioni pro clima. Altri si lasciano deprimere dal senso di impotenza.

Come la ragazza che qualche giorno fa, trattenendo a stento i singhiozzi, si è rivolta al ministro dell’Ambiente italiano Gilberto Pichetto Fratin chiedendogli: «Parlate di obiettivi al 2030, al 2050, che sento lontani. Lei, non ha paura per il futuro dei suoi figli e dei suoi nipoti?». Il ministro, visibilmente commosso, le ha risposto di avere un dovere verso i giovani e verso i suoi nipoti. Il video, diventato virale, ha acceso la polemica tra chi accusa i giovani di fanatismo verde, chi vede nuove sindromi avanzare, chi rimette il problema sotto i riflettori.

Quali diritti ha la natura? Chi la tutela? Un tema caro al professor Klaus Bosselmann, esperto di diritto ambientale dell’Università di Auckland. Scrive: “Senza i diritti della natura, la libertà è un’illusione”. È la Natura che dà il diritto di esistere agli esseri umani. Lei, nella sua continua ricerca di equilibrio, non sbaglia. Non è così per l’uomo. Il 2 agosto è stato l’Earth Overshoot Day: abbiamo esaurito le risorse rinnovabili che il pianeta è in grado di offrire. Nel 1973, era il 3 dicembre.

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