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La canzone del Fibra

È pericoloso come dicono le femministe? O siamo bacchettoni? Comunque sia, prima di portare un artista in piazza, meglio ascoltarsi un paio di suoi dischi

Al secolo, Fabrizio Tarducci
(Mattia Guolo)
17 giugno 2022
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Mettiamola così. Chissà come sarebbe stata ‘La canzone del sole’ se invece che Lucio Battisti l’avesse scritta Fabri Fibra. Magari al posto di "Dove sei stata cosa hai fatto mai?", oggi i teenager sulla spiaggia canterebbero "Dove c**** sei stata brutta t****?". Con una certa dose di astrazione, e scusandoci col Mogol, l’accostamento ci serve per dire che il linguaggio muta col tempo, anche nelle canzoni (anche troppo). E ciò che era ‘pruriginoso’ negli anni 70 non lo è più oggi soprattutto in ambiti di rap, genere nato più o meno negli anni de ‘La canzone del sole’ (ma è solo una coincidenza) con intenti leggermente diversi.

Scriviamo di Fabri Fibra a Lugano il 6 luglio, che le femministe ticinesi non vogliono per via degli "incitamenti all’odio, ai femminicidi, agli stupri e alla violenza propagati e banalizzati". Il collettivo ‘Io l’8 ogni giorno’ denuncia le canzoni del rapper marchigiano in un j’accuse di estratti delle liriche più controverse, già riportate senza asterischi su queste pagine. Da una settimana a questa parte ne chiediamo al mondo del rap un parere: il social è prodigo di dichiarazioni come "Che ignoranza. Mo’ nel 2022 tutto a un tratto il problema è Fabri Fibra", ma i rapper locali non rilasciano dichiarazioni alla stampa (alla Rete sì); "Non sono abbastanza informato su Fabri Fibra", risponde lo storico invitato a spiegarci il linguaggio del rap; "Qualsiasi cosa dicessi, verrei sicuramente frainteso", risponde uno dei guru del rap italiano, facendo rimpiangere il coraggio di un altro grande frontman, dj Silvio, che prima di definirsi frainteso almeno la sparava grossa.

Fabri Fibra è pericoloso? Anche se i poeti maledetti non hanno mai usato la parola "recchione" ("Il mio c**** è in questione ne vuoi un’illustrazione / Vorresti anche toccarlo brutto pezzo di un recchione" - ‘Su le mani’, 2006), si dice che gli odierni rapper ne siano i discendenti. Perché anche i poeti maledetti, come le parole delle canzoni, cambiano. Alcuni diventano addirittura benedetti. Si pensi a Jim Morrison: si è fumato mezza foresta amazzonica, auspicava di unirsi carnalmente con la propria madre, una sera del 1969 mostrò il proprio gingillo al pubblico di Miami e lo arrestarono. Oggi è Santo. Qualcuno, nel giugno del 2022, ha ancora paura di Jim Morrison?

Più seriamente parlando. "I miei bimbi ascoltano Fabri Fibra, ma non sapevo di questi testi...", dice un padre di famiglia leggendo tra le righe femministe; leggiamo anche noi, e per quanto "in tutti i luoghi in tutti i laghi" sia uno dei versi più brutti dai tempi del Paleolitico superiore (da quando cioè l’uomo si è inventato una lingua propria), il contenuto di ‘A me di te’, squallido attacco omofobo contro Valerio Scanu costato a Fabri Fibra una condanna, fa tremare l’assunto che l’arte non vada recintata. E cozza con la saltellante ‘Propaganda’, marzo 2022. Cozza anche con un’intervista del 2018 in cui l’artista liquida le rime contro i gay come "scherzo".

Dato per certo che la censura non ha cambiato il corso di nessuna storia, un appunto: un centro culturale sempre attento al livello della proposta come il Lac, inserito in una città ‘sensibilizzante’, avrebbe potuto ascoltarsi un paio di suoi dischi. Ma è vero anche che la più vecchia delle canzoni del Fibra sotto accusa risale al 2006, e se davvero è pericolosa, allora siamo in ritardo di 16 anni. Tutti, non solo il Lac.

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