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I deliri complottisti dell’Udc Donald Moos

Il neopresidente della sezione vallesana sposa le tesi più infondate sul ruolo di Gates, Soros e compagnia nella diffusione della pandemia.

Capro espiatorio (Keystone)
4 novembre 2021
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“Mamma, ho perso l’aereo”, verrebbe da commentare dopo che la compagnia United Airlines ha lasciato a terra, a Kloten, Marco Chiesa, presidente dell’Udc svizzera, giunto in ritardo per prendere un volo che lo avrebbe dovuto portare negli Stati Uniti insieme a una delegazione parlamentare elvetica. “Mamma, ho perso la trebisonda” viene invece da dire di fronte alle teorie complottiste oggi in voga in molti ambienti di destra e abbracciate da Donald Moos, fresco presidente romando dell’Udc vallesana. L’ennesimo strappo democentrista, dopo la maglietta che strizzava l’occhio ai No vax indossata da Ueli Maurer che il Consiglio Federale, nel nome della collegialità, si è ben guardato dal sanzionare.

Ma cosa ha detto il presidente di una frazione dell’Udc vallesana, per balzare agli onori della cronaca? In un frullato di affermazioni degne dei peggiori slogan di movimenti del calibro di Forza Nuova, Moos, che di mestiere fa il fiduciario, ha attribuito la responsabilità della pandemia alla solita cupola di avidi magnati quali Bill Gates e George Soros, il cui obiettivo sarebbe quello di asservire l’intera umanità ai loro interessi. Interessi ‘demoplutocratici’ li avrebbero sprezzantemente definiti Benito Mussolini e la sua banda. Il Coronavirus, rincara il politico vallesano, sarebbe stato concepito in laboratorio, come una vera e propria arma biologica. Tra i protagonisti dei vaneggiamenti di Moos troviamo pure il fondatore del World economic forum, Klaus Schwaab, colpevole di aver spiegato come il mondo possa resettarsi dopo il Covid-19.

Non è chiaro se l’esponente democentrista vallesano, divulgando il suo pensiero complottista, intenda sostenere il referendum contro la legge Covid-19 su cui saremo chiamati alle urne il 28 novembre. Qualche imbarazzo di certo lo creerà anche all’interno del suo partito, visto che, ad esempio, la sezione Udc di Argovia si è dichiarata a favore della legge Covid-19.

Moos ha, per contro, ricevuto la benedizione di un ex pezzo da novanta dell’Udc svizzera, l’ex vicepresidente del partito ed ex-Consigliere Nazionale Oskar Freysinger: “Saluto il coraggio di quest’uomo”, così lo ha gratificato del proprio appoggio colui che, un tempo, è stato il codino più popolare della Svizzera dopo Giuliano Bignasca. Per Freysinger, che quando era un politico in voga non ebbe alcun ritegno a solidarizzare con Marine Le Pen, “il solo fatto di avere una voce discordante salva l’onore della democrazia”. Per capire – meglio ancora: ribadire – con chi abbiamo a che fare, quale sia cioè il milieu in cui gravitano personaggi come Moos, basta riandare a un frammento della vita di Freysinger, che in uno sgabuzzino di casa conservava gelosamente una bandiera creata nel 1871 dall’Impero tedesco e poi ripresa dai nazisti, che dal simbolo al centro dello stendardo ricavarono la croce uncinata. Quel simbolo, una volta proibita la croce uncinata, è diventato una sorta di elemento di identificazione per i neonazisti.

Fatto sta che siamo sempre lì, alla ricerca di un nemico da inventarci, o per scaricare frustrazioni represse, oppure perché facendo leva sulle frustrazioni altrui ci costruiamo una carriera politica.

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