Commento

Toh chi si rivede: Asfaltopoli!

Ma dove sono andati a finire i lauti margini? Alla finanziare qualche cordata politica?

4 settembre 2019
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Toh, chi si rivede, asfaltopoli nella terra degli stambecchi! Una vecchia conoscenza per chi vive in Ticino. La storia è sempre la stessa: ditte private che si ritrovano segretamente, si spartiscono gli appalti, possibilmente quelli pubblici per l’asfaltatura di strade (che sono i più succosi). Ma da noi, per non farsi mancare nulla, neppure le briciole, si sono spartiti anche quelli privati. Come? Decidendo, volta per volta, che questo lotto lo prende la ditta A, quell’altro la ditta B e quello del prossimo anno la ditta C. Quindi, nel primo caso sarà la ditta A a formulare un’offerta concordata con le altre ditte della regione, in modo che quella e solo quella verrà scelta, perché le altre inoltreranno offerte più alte. E via di questo passo. Senso dell’accordo, mettere i committenti con le spalle al muro, perché la concorrenza fra ditte, per ottenere in teoria prezzi convenienti (verso il basso), non funziona più e tutte le ditte si accordano con importanti margini. Margini di guadagno che vengono caricati sul groppone dell’ente pubblico, cioè di noi tutti che paghiamo le tasse.

Quando si rompe il gioco...

Per rompere il gioco di solito ci vuole uno che denuncia. Normalmente si tratta di un imprenditore che è stato ‘fregato’ dagli altri. Uno che attendeva il suo turno, ma che è rimasto fuori dal giro. Così l’imprenditore arrabbiato per aver perso una commessa che riteneva sua di diritto, manda per esempio i verbali delle riunioni segrete delle spartizioni a chi di dovere e scatta così l’inchiesta che fa con una certa facilità – ma solo a questo punto! – emergere l’intesa e il marcio.

Sin qui si è arrivati, anni e anni fa, in Ticino e ora nei Grigioni, con la Comco (la commissione della concorrenza) che ha indagato e fatto scattare le multe. Multe milionarie che però, ci chiediamo, sono tali da sanzionare veramente chi di fatto ha rubato soldi allo Stato, gonfiando indebitamente i prezzi? Se malgrado quanto già successo in Ticino, nei Grigioni si è continuato a far lievitare i prezzi significa, molto probabilmente, che c’è comunque una certa prassi (o vizietto) che fa puntare su simili intese illegali, anche perché se si vien presi, a conti fatti la multa non è poi così pesante da digerire con quello che si è già messo da parte. Chiediamoci dunque se le attuali sanzioni, visto che non fanno da deterrente, non siano da rivedere verso l’alto. Domanda alla quale la politica federale dovrebbe dare una risposta.

Il ruolo della politica

C’è poi un secondo aspetto che è balzato all’occhio in Ticino. Quando le ditte sono state indagate e multate ci si è accorti (sarà la stessa cosa anche nei Grigioni?) che alla testa dei loro Consigli di amministrazione vi erano politici di vario colore. Da qui il sospetto che parte di quei margini sia finita anche a finanziare i partiti o alcune loro cordate. Se così fosse, alla domanda posta nel paragrafo sopra possiamo già dare una risposta: difficilmente la politica federale si premurerà di aumentare le sanzioni, in modo da renderle veramente efficaci e dissuasive. Ma – va detto chiaramente – che vi sia un cosiddetto terzo livello è al momento solo un’ipotesi, corroborata da qualche indizio (ad esempio l’uscita della Comco stessa che si è chiesta come mai a Coira nessuno si sia accorto di nulla), sin qui ancora insufficiente per trarre conclusioni certe. Non ci resta allora che attendere, visto il ripetersi dei casi, che dalle segrete stanze di qualche partito ci sia un giorno qualche fuga di notizie. Fuga ovviamente sempre interessata.

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