Commento

Affaire Maudet, quando la realtà supera la finzione

Politica e affari: da Ginevra a Losanna passando per il Ticino non mancano gli spunti di riflessione

15 settembre 2018
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Se uno scrittore dovesse scrivere un romanzo sulla falsa riga di quanto sta succedendo in queste settimane a Ginevra – ovviamente il riferimento va al caso Maudet – ne uscirebbe una storia abbastanza scontata e di scarso interesse.

Scontata perché l’autore narrerebbe la vicenda di un politico arrivato giovanissimo a due passi dal potere massimo (il Consiglio federale), scoperto a mentire e, obtorto collo, costretto a scusarsi per la raffica di bugie sulle giustificazioni del suo viaggio nell’Emirato offerto dal principe. Banale, nevvero: il potere che cerca di corrompere? Quanti déjà-vu!

Ancor più banale sarebbe la storia se la trama proseguisse raccontando di come i colleghi ministri del Pinocchio politico, membri di un governo cantonale e collegiale, al tal capitolo avessero poi deciso di mantenerlo comunque alla presidenza del governo cantonale. Cane, si sa, non mangia cane.

Di più: immaginatevi che noia se, continuando nella lettura del romanzo, si raccontasse anche che, a una sola settimana dalle scuse, i colleghi di governo, scoperti nuovi fatti, fossero costretti a togliergli la presidenza del governo e alcuni dossier (aeroporto e polizia) e si capirebbe che oltre un certo limite cane – gnam! – mangia improvvisamente cane.

Si potrebbe poi andare avanti. Anzi, è la realtà dei fatti ginevrini ad andare avanti. Nella sua grigia ovvietà, quella del potere che obnubila e fa perdere il senso della realtà delle cose e dei principi di onestà. La trama potrebbe continuare con la delusione e l’arrabbiatura degli esponenti del suo partito a livello locale e nazionale, che però non sarebbe tale da arrivare a chiedere le dimissioni al rampante Pinocchio, perché… – udite, udite – vale la presunzione di innocenza. Presunzione? Innocenza? E voilà: l’etica pubblica fa di nuovo anticamera, perché in realtà i fatti – quelli già divenuti pubblici – sono ammessi e quindi le conclusioni possono già essere tirate.

Il romanzo potrebbe poi continuare – ma che pena e quante pagine da cestinare! – a raccontare della richiesta al parlamento della revoca dell’immunità, dell’inchiesta penale in corso e delle inevitabili fughe di notizie dalla procura, sommate ovviamente ad altre rivelazioni pubblicate dalla stampa che stanno drenando l’affaire Maudet.

Alt, il lettore – anche il meno addentro ai sistemi politici e partitici – a questo punto direbbe che un simile thriller politico la tira troppo alla lunga e stufa. Perché è evidente che quel politico, malgrado i goffi tentativi di ammettere e scusarsi, già da tempo avrebbe fatto le valigie.

Tranquilli, probabilmente quel romanzo non lo scriverà nessuno. Ma un bel reportage ci starebbe tutto, magari a puntate. Una nel Canton Vaud con l’affaire Pascal Broulis e colleghi di viaggio in Russia. E, se non dovesse bastare una gita a Losanna, l’altra vale la pena farla anche a sud delle Alpi, fra viaggi e cene offerte, facendo attenzione di rimanere comunque sempre ben avvinghiati a poltrone e cariche politiche! Anche qui da noi di spunti (un po’ più di strapaese) non ne mancano. Vero? Quando la realtà supera decisamente la fiction…

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