Commento

Quando è il credito a creare la moneta

L'iniziativa popolare 'Moneta intera' chiede di lasciare alla sola Banca nazionale la potestà di emettere i soldi necessari al sistema economico

Un momento della campagna dei favorevoli alla proposta (Keystone)
8 maggio 2018
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Fra poco più di un mese i cittadini svizzeri – unici al mondo a poterlo fare – saranno chiamati a esprimersi su un’iniziativa popolare, denominata per brevità ‘Moneta intera’. Come è noto, il sistema elvetico basato sulla democrazia semidiretta permette a un gruppo di cittadini, oltre a potersi opporre all’entrata in vigore di una determinata legge (con il referendum), di chiedere delle modifiche costituzionali (attraverso l’istituto dell’iniziativa) in modo da recepire eventualmente le istanze della maggioranza dei cittadini e dei Cantoni (da qui la doppia maggioranza richiesta affinché un’iniziativa possa essere accolta).
Ora l’iniziativa ‘Moneta intera’, solo apparentemente complessa e per addetti ai lavori, chiede di dare alla sola Banca nazionale la potestà di emissione monetaria. Al comune cittadino questa richiesta appare una domanda ridondante: ‘Ma non è già così?’, risponderebbe l’ignaro elettore.

No, non è così. Bisogna, infatti, sapere che soltanto il dieci per cento del denaro fisico in circolazione è ‘prodotto’, per usare un termine tecnico-industriale, dalla Banca nazionale svizzera (è così all’incirca anche nel resto del mondo). Una piccolissima parte (meno dell’1%) è invece costituita da monete metalliche coniate dalla Confederazione. La stragrande maggioranza del circolante è quindi formata da denaro ‘virtuale’ o moneta bancaria che esiste solo come espressione numerica sui conti a vista della clientela delle banche commerciali. Tale moneta è creata da questi istituti attraverso l’emissione del credito, che a sua volta genererà depositi che a loro volta potranno diventare altri crediti e via di seguito, attraverso un meccanismo che la teoria economica ha definito ‘il moltiplicatore dei depositi e del credito’. In pratica è l’attività d’intermediazione finanziaria delle banche a creare, nell’ordine, ulteriori crediti, ulteriori depositi e in ultima istanza nuova moneta.

Gli iniziativisti chiedono che questo processo, per quanto riguarda i depositi a vista (in pratica il ‘denaro’ che si trova sui conti correnti), sia interamente lasciato alla Banca nazionale. Si tratta, spiegano, di una prerogativa già prevista dalla Costituzione federale e che l’accettazione del testo in votazione rafforzerebbe. Non solo, anche i rischi in capo ai risparmiatori, in caso di crisi finanziaria, sarebbero quasi del tutto assenti imponendo alle banche di iscrivere fuori bilancio – non tra gli attivi e i passivi della banca – i conti (non remunerati) del traffico dei pagamenti. L’attuale garanzia dei depositi fino a 100mila franchi in caso di dissesto è solo teorica e in futuro sostanzialmente inutile, se passasse l’iniziativa. Infine, gli utili attribuibili al sistema bancario grazie alla ‘potestà’ monetaria, con il nuovo ordine monetario andrebbero tutti a beneficio della collettività.

Per i contrari il sistema monetario svizzero va bene così e le proposte dei fautori della ‘Moneta intera’ sono – parole del presidente della Banca nazionale svizzera, Thomas Jordan – “inutili e pericolose”. In realtà le buone intenzioni degli iniziativisti (la volontà di rafforzare il sistema finanziario) sono state sottolineate oltre che dal banchiere Jordan, anche dal consigliere federale Ueli Maurer. Quello che spaventa è in sostanza il salto nel buio e la natura di ‘esperimento’ mai tentato prima da un’economia avanzata come è quella svizzera. A onor del vero bisogna aggiungere che anche la politica monetaria ultraespansiva dei tassi negativi è un esperimento mai tentato prima. L’eventuale rapido ritorno a una ‘normalità’ monetaria – con famiglie e imprese che si sono abituate a un costo del denaro molto basso – non è quindi privo di rischi e nessuno può escluderli a priori oggi.

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