Commento

Sovranità fra teorie e fatti

Appare ormai come infinito arzigo­golo politico-economico-diplomatico svizzero tutto quanto ha a che fare con l’Unione europea

7 aprile 2018
|

Appare ormai come infinito arzigo­golo politico-economico-diplomatico svizzero tutto quanto ha a che fare con l’Unione europea. L’impressione è che si navighi inconcludenti tra la voglia di rompere (come pretende chi detta ormai da tempo l’agenda politica nazionale) e l’impossibilità di rompere (come ammette chi sa fare quattro conti con la bilancia commerciale o dei pagamenti o la possibilità di accesso delle banche al mercato europeo). Forse l’elemento paralizzante è che nell’una e nell’altra parte domina o serpeggia un convincimento: con l’Unione europea trattiamo per quanto ci possa essere utile, senza troppi cedimenti, rendendoci però conto che l’Unione europea vuole svuotarci, risucchiarci sovranità e autonomia di leggi e di giudizio.

Qualcosa di più concreto e minaccioso comincia appena ad essere avvertito. Sotto forma di interrogativo, ma anche di avvertimento avanzato da qualche politico negli scorsi giorni. Per certi versi è una novità anche se, paradossalmente, suggerita dall’Europa. Potremmo tradurla in questi termini: non sono forse “altri” che svuotano la Svizzera, sottraendole sostanza e sovranità?

Nel passato qualche malumore aveva suscitato l’accerchiamento delle banche svizzere da parte degli Stati Uniti, sia per le enormi somme in multe che hanno dovuto sborsare (ci avviciniamo ai cento miliardi) sia, soprattutto, per l’obbligo ad una ad una di passare sotto il torchio dei giudici americani per ritrovarsi una verginità. E non solo per la questione di evasione fiscale dei cittadini americani, incentivata dalle banche svizzere, ma soprattutto per i postumi dell’ingordigia dei famosi “subprimes”, inventati dagli americani e peste per tutti. Hanno fatto più danno alla sovranità e all’economia svizzera questo garbuglio americano e la continua sottomissione totale al più forte (anche ai suoi giudici!) o il rapporto, fissato comunque entro trattati condivisi, con l’Unione europea? Un interrogativo che non ci si porrà mai.

Nel presente, andando una volta tanto oltre l’arzigogolo inconcludente con l’Unione europea, ci si trova con quattro problemi che investono concretamente la “sovranità nazionale”. Sono: gli investimenti-acquisti cinesi in settori che potremmo definire delicati: pensiamo solo al caso Syngenta passata per 42 miliardi di franchi dalla statale ChemChina con ricerca e tecnologia d’avanguardia o alle 17 imprese di rilievo acquistate nel 2017. Il possesso, uso e commercio delle nostre “informazioni”, dei dati personali, da parte di imprese straniere, esploso finalmente con il caso Facebook.

I guadagni favolosi dei giganti di Internet o del numerico, con cifre d’affari che aumentano del 47 per cento in un anno, praticamente non tassati, contro ogni sovranità e giustizia fiscali, con l’inganno del Bengodi della gratuità (senza rendersi conto che ogni clic è un oceano di profitti e “se è gratuito – come dice un premio Nobel dell’economia – vuol dire che tu sei il produttore”; d’altronde da dove vengono gli sterminati guadagni di questi colossi?).

E infine anche la politica agricola che, infilata da Schneider-Amman nel libero-scambio senza rendersi conto che l’agricoltura non è solo merce, troverà la morte lenta ma sicura e provoca perciò le giuste proteste di chi ne è consapevole.

Resta connesso con la tua comunità leggendo laRegione: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔