Commento

Fari accesi su Fashion Valley

Domanda di fondo: tutto è stato fatto a norma di legge? Sì a detta dei diretti interessati. Intanto però due procure indagano!

21 marzo 2018
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I nuvoloni nei cieli sopra il comparto della moda ticinese somigliano tanto a quelli che per finire riversarono grandine sul nostro sistema bancario. Ricordate i vari scudi fiscali di tremontiana memoria, alzati per rimpatriare in Italia i capitali depositati nei forzieri elvetici?

Allora a chi si lasciava scappare contribuenti facoltosi si diceva (pure con una certa sufficienza) che era colpa dei loro Paesi e dell’entità delle loro altissime tassazioni, se quelli fuggivano e per finire approdavano da noi. Fosse stato il (loro) fisco meno esoso sarebbero rimasti tranquillamente in Italia. Comunque sia, si partì da quei decreti e da alcune cannonate (sparate anche da qualche Procura) per metterci in un angolo e giungere all’attuale scambio automatico d’informazioni.

Ora, appena fuori dai nostri confini, torna alla ribalta l’intenzione di rimpatriare importi fiscali di attività e contribuenti (manager), giunti in Ticino sulla scia di tassazioni di (estremo) favore (ma previste dalle nostre leggi).

Domanda di fondo: tutto è stato fatto a norma di legge? Sì, secondo i diretti interessati. Intanto però qualche dubbio serpeggia nelle Procure milanesi e pure dalle parti di Berna, vista l’apertura di procedimenti penali autonomi. Vedremo.

Non è dunque un caso se il settore della moda, che ha sostituito per forza contributiva per l’erario cantonale quello delle banche, subisca le stesse pressioni. Del resto, proprio per attutire le crescenti tensioni, il ministro Ueli Maurer presenterà (giovedì), dopo il ko alle urne della riforma III delle imprese, il nuovo progetto fiscale che mira all’abolizione degli statuti speciali concessi dai Cantoni, seguendo le indicazioni dell’Ue.

Su un piano più squisitamente interno si dovrà vedere se e come verrà portata avanti la vertenza col Ticino, in particolare sulla questione della tassazione di alcuni top manager stranieri che potrebbero aver fatto figurare qui da noi la sede principale dei loro interessi, mentre in realtà vivevano e lavoravano soprattutto altrove. Nodo che ci sembra, con altre questioni non da poco (ipotesi di riciclaggio), sui tavoli della Procura federale.

Non da ultimo, dobbiamo chiederci, visti i tanti fari accesi sulla moda, come fare per evitare che un domani le firmatissime galline dalle uova d’oro, cambiando l’approccio ai loro privilegi fiscali, lascino il nostro cantone, lasciando pure – scusate il bisticcio – una serie di capannoni desolatamente vuoti. Chiasso sta puntando sul polo della moda. Di certo costituisce un elemento di forza anche il nostro sistema-Paese, grazie ai diversi servizi che siamo in grado di offrire alle ditte che cercano di insediarsi.

Non nascondiamoci comunque dietro un dito: fin qui sono stati gli interessi (leggasi tassazioni di favore) ad aver fatto pendere la bilancia a favore del Ticino. E anche per il nostro Cantone 90 milioni di tasse oltre a 16-20 milioni di imposte alla fonte non sono bruscolini! Resta da capire, visti i salari (bassi) che girano e i tanti frontalieri impiegati, quanto solida o fragile sia quest’economia del lusso.

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