Commento

Il piano B oltre lo sci

15 febbraio 2016
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Ha fatto male, e non solo ai gestori degli impianti di risalita, trovarsi l’erba al posto della neve durante le vacanze di Natale e Capodanno. Ha fatto male anche ai commerci di valle, a chi affitta rustici e soprattutto a tante famiglie che hanno invano atteso un momento pregiato per poter stare all’aria aperta a divertirsi in compagnia, senza doversi recare chissà dove. Poi, per fortuna, è arrivata la manna di Carnevale. Ma non farà miracoli nei conti. Intanto, com’era prevedibile, taluni impianti hanno già chiesto a inizio anno l’intervento dello Stato, che non si limiterà a tappare i buchi nei bilanci con la disoccupazione parziale, ma sarà chiamato anche ad accordare loro qualche altro contributo a fine stagione. E poi? Avanti come sempre? Sperando nella benevolenza del cielo e nell’aiutino pubblico? Speriamo che lo Stato nell’accordare nuovi crediti pretenda anche per il domani un nuovo approccio dai gestori degli impianti di risalita e dai Comuni di valle. Che cosa, in particolare? Che sappiano nei prossimi mesi studiare concetti moderni, capaci di attivare, se del caso, anche dei ‘piani B’, visto che i cambiamenti climatici sono ormai realtà. Certo, trovare alternative non è facile, ma non è nemmeno impossibile e soprattutto è vitale. Tanto più che alcuni di quei ‘piani B’ servono per offrire alternative per trattenere i preziosi turisti dopo lo sci ancora in valle, facendo loro spendere anche qualche soldo. A cosa ci riferiamo? Vanno valorizzati più livelli: il cosa fare/offrire se non nevica e il cosa fare se nevica per offrire qualcosa anche dopo lo sport. Spesso, su entrambi i fronti, i Comuni che ospitano gli impianti sono rimasti più o meno all’era della pietra o poco più avanti. Eppure, anche nelle valli ci sono scuole dotate di palestre, piscine, sale capienti capaci di accogliere attività ricreative. Quando, per esempio, a Olivone qualche mese fa è transitata la tappa del Tour de Suisse, lo stallone del Polisport si è come d’incanto trasformato in attrazione per famiglie. Con una serie di attività ludiche molto semplici si è riusciti ad animare per ore e ore spazi, che sarebbe stato interessante animare anche nella decina di giorni di Natale dopo quel poco di sci di fondo o slitta che è stato comunque possibile fare. E perché non puntare su di una simile formula anche durante le vacanze scolastiche estive? Tutto aiuta e tutto genera effetto moltiplicatore: più persone che restano in valle, significa più lavoro per bar, ristoranti, commerci eccetera. Ecco perché, ora che il meteo fa le bizze e che i cambiamenti e il surriscaldamento climatico sono una realtà, è importante che i gestori degli impianti di risalita, i loro Comuni sede e gli enti del turismo cambino decisamente approccio. Del resto, già la perizia che era stata commissionata nell’era Sadis-Gendotti-Pedrazzini sul futuro degli impianti di risalita, cosa aveva sentenziato? Che in Ticino andava tentato solo il salvataggio degli impianti di Airolo. Ma poi la scelta politica, favorita dalla presenza in governo di consiglieri di Stato delle valli, era andata a favore anche di altri impianti. Quest’anno abbiamo toccato con mano che il meteo a Natale può anche voltarci decisamente le spalle. Che non bastano neppure i cannoni da neve. E, aggiungiamo noi, che non basteranno neppure gli aiuti statali, se nelle valli non si saprà sperimentare un modo moderno multi-offerta di proporsi ai turisti. Non lasciamo passare i prossimi dodici mesi senza mirare a scelte integrative. Se ci saranno, ci saranno anche i turisti, in caso contrario emigreranno verso altri lidi.

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