In vista del voto

Corsa agli Stati: un’opportunità per i ticinesi

Il ballottaggio al Consiglio degli Stati permetterà ai ticinesi di scegliere tra due aree di pensiero. Una ben rappresentata da Carobbio, Lombardi e Merlini, che non mette mai in discussione i rapporti con l’Unione europea e che intende concedere senza contropartite il contributo di 1,3 miliardi all’Ue. Seppur con qualche criticità, vuole firmare il disastroso accordo quadro, accetta in silenzio qualsiasi direttiva o imposizione da Bruxelles e difende a spada tratta l’accordo di libera circolazione con l’Ue. Quell’accordo che in Ticino ha visto aumentare il numero di frontalieri da 30’000 a 67’000, ha triplicato i sottoccupati – cioè chi ha un impiego a tempo parziale ma che vorrebbe lavorare di più e non ne ha l’opportunità – passando da 8’000 a 20’000 unità e ha raddoppiato le persone in assistenza. Quell’accordo che ha messo in ginocchio il Ticino e che loro continuano a difendere infischiandosi della volontà popolare già espressa a più riprese. Dall’altra parte Marco Chiesa, dove su molti temi rappresenta un buon 60-70% degli elettori ticinesi. Marco si impegna per una Svizzera con buone e solide relazioni commerciali con tutto il mondo, ma che pensa però prima agli interessi di chi vive in questo paese. Che senso avrebbe continuare a darsi pacche sulle spalle con i funzionari di Bruxelles affamando il popolo che vive difficoltà sempre più enormi? Al Consiglio degli Stati è tempo e ora che almeno un rappresentante del Ticino sia critico nei rapporti con l’Ue, che sia nettamente contrario alla sottoscrizione dell’accordo quadro, che eviti il versamento di 1,3 miliardi dei cittadini svizzeri quale tangente all’Ue e che metta sempre davanti gli interessi del popolo e non quello delle multinazionali. Il presidente cantonale del Plr con sfrontatezza ha affermato che un seggio alla Camera alta spetterebbe storicamente al Plr. I ticinesi sceglieranno chi eleggere in queste importanti cariche senza sorbirsi le filippiche di Caprara, che rivendica il seggio per il suo partito non tanto per meriti ma per tradizione. I seggi agli Stati non verranno certamente attribuiti per eredità dinastiche ma per le capacità dei candidati di rappresentare un’area di pensiero. È ora e tempo di eleggere un rappresentante che porti anche alla Camera alta la voce del popolo e non quella delle multinazionali.

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