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O di qua o di là

Chi sia il nazista e il fascista in questa guerra è chiaro. È vero che il bene e il male non stanno mai esclusivamente da una sola parte, ma quando si va troppo oltre non c’è più spazio per giustificazioni e differenziazioni. L’invasione dell’Ucraina rappresenta una crassa violazione del diritto internazionale, un deliberato e ingiustificato attacco terroristico contro una democrazia e un popolo sovrano; rappresenta inoltre una minaccia per l’Europa e il mondo intero. Putin sta infatti giocando la carta nucleare per imporre la capitolazione dell’Ucraina e la sua visione imperialista. Il governo russo non vuole trovare una soluzione, ma pretende la resa incondizionata dell’Ucraina e l’accettazione delle condizioni unilaterali imposte da Putin. Benissimo ha fatto la Confederazione svizzera a condannare fermamente l’invasione russa dell’Ucraina e ad aderire alle sanzioni europee contro la Russia e le persone legate a filo doppio al potere autocratico di Mosca. Di fronte a una situazione talmente abominevole, starsene quieti evocando sterili principi di neutralità (la neutralità è altra cosa) avrebbe significato connivenza. Basti dire che sono stati solo quattro i Paesi che si sono opposti alla risoluzione dell’Assemblea dell’Onu di condanna dell’invasione russa e che quindi sostengono apertamente questo orrore: Bielorussia, Eritrea, Corea del Nord e Siria. Tutti Paesi a loro volta governati da regimi dispotici e non democraticamente eletti (in verità ce ne sarebbero altri, che si sono astenuti).

Tornando al nostro piccolo Ticino, è preoccupante notare che anche da noi si sono purtroppo registrati dei tentativi di relativizzare e giustificare l’invasione russa con degli irriverenti paragoni e distinguo, che come spesso accade arrivano da due poli opposti, che alla fine, anche se per motivi diversi, portano acqua allo stesso mulino. Tali esternazioni non provengono da singole persone emarginate, ma dalla dirigenza del primo partito svizzero, da una parte, e da frange del secondo partito nazionale, dall’altra. I primi, che fino a ieri guardavano con simpatia ai modi autoritari, nazionalisti e macisti di Putin, sono dell’opinione che la Svizzera non avrebbe dovuto aderire alle sanzioni per tutelare la nostra neutralità, i buoni uffici della Svizzera e i nostri interessi economici (della serie turiamoci il naso e continuiamo a fare affari con tutti). I secondi giustificano, o meglio non condannano senza riserve, l’aggressione russa tirando fuori dal cassetto la vecchia e stantia controaccusa dell’imperialismo targato Stati Uniti, appoggiati, a loro dire, dagli accondiscendenti organismi internazionali (della serie Putin non è peggiore degli americani). A mio avviso irresponsabili sono pure i discorsi, giustificati con simili motivazioni, echeggiati recentemente in Ticino per rapporto alla repressione delle minoranze religiose ed etniche nel Tibet e al genocidio demografico e culturale nello Xinjiang perpetrati dalla Cina. Signore e signori, o di qua o di là.

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