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Libertà è partecipazione

«Viva la libertà!». Come non condividere il titolo della canzone di Jovanotti? Ognuno di noi apprezza e ha bisogno di libertà. Tuttavia, in questi mesi ho percepito interpretazioni fuori luogo del concetto di libertà. Esso deve sempre far rima con responsabilità, individuale e collettiva; altrimenti si tratta di egoismo e irresponsabilità, che stridono in una società democratica.

Fortunatamente alcune personalità autorevoli, ultimamente, hanno fatto chiarezza. Marcello Ostinelli, ad esempio, ci ha ricordato che “la libertà umana, in qualsiasi contesto sociale, non è mai assoluta: è sempre limitata. La limitazione viene dall’interferenza possibile di altre persone”. Cioè: essa non è esclusiva del singolo cittadino e delle sue scelte, perché l’interesse collettivo deve essere tutelato. L’eccezionalità della pandemia ha imposto scelte drastiche, certamente anche criticabili, ma con l’esclusivo obiettivo di contenere la diffusione del Covid e garantire il ritorno alla normalità dal punto di vista socio-economico. A chi fanno piacere le restrizioni? A nessuno, tantomeno a coloro che le promulgano. Chi è contento delle limitazioni delle libertà personali? Nessuno. Eppure è proprio in questi momenti di difficoltà che deve emergere il primato dei doveri sui diritti; il senso di responsabilità collettiva sugli interessi personali; il tentativo di proteggere la popolazione e l’economia da ulteriori effetti negativi e anche nefasti, rispetto alle libertà (e talvolta capricci) individuali.

Proprio in questo senso, mi hanno colpito alcune manifestazioni volte a inneggiare il concetto di libertà. Esse, spesso, hanno veicolato messaggi fuorvianti e grossolani, ad esempio parlando di dittature, discriminazioni e complotti. Al contrario! Come ben dice sempre Ostinelli, le misure introdotte in Svizzera non sono “una sottrazione ingiustificata della libertà dei cittadini. Il loro scopo non è discriminare le persone che non si sono vaccinate, bensì contenere il tasso di riproduzione del virus”.

Supporto la mia argomentazione con un esempio, tra i molti possibili. Lo Stato, per ridurre la dipendenza dalle fonti di energia fossile, sostiene l’utilizzo di energie rinnovabili attraverso incentivi finanziari a chi se ne dota. Naturalmente chi continua a riscaldare la casa con l’olio non riceve nulla, giustamente, perché non fornisce alcun contributo all’interesse generale, ossia ridurre l’inquinamento. Non mi sembra che questa sia una discriminazione tra i cittadini; come non lo è se qualcuno sceglie di non vaccinarsi (non contribuendo, però, né al contenimento del diffondersi della pandemia, né alla ripresa della vita sociale ed economica).

Proprio in vista della votazione sulla legge Covid – che prevede anche finanziamenti mirati a salvaguardare impieghi e attività lavorative – ritengo sia paradossale l’accanimento dei promotori del referendum verso il certificato Covid, lo strumento che invece ci ha consentito di ritornare a una vita sociale e professionale quasi alla normalità. Il certificato è l’unica possibilità, allo stato attuale, per ritrovare la tanto decantata libertà (e scongiurare altre chiusure). Ciò grazie al senso di responsabilità di chi ha deciso di vaccinarsi. Per contro, chi rifiuta il vaccino, che ha il diritto di farlo per motivi personali, deve assumersi la responsabilità di tale scelta, senza però avanzare pretese in nome di una presunta libertà non garantita. “Viva la libertà”, dunque, ma ricordandoci soprattutto che “libertà è partecipazione”, come cantava Giorgio Gaber. È quanto si prefigge la legge Covid, che approverò senza indugi.

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