Estero

Cina, vendite di novembre a +1,3%, peggior dato dal Covid

15 dicembre 2025
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Le vendite al dettaglio in Cina frenano a novembre a +1,3%, ai minimi dalla crisi del Covid, contro il +2,9% sia del mese precedente sia delle previsioni, in scia alla debole domanda interna che alimenta la deflazione.

La produzione industriale, riferisce l'Ufficio nazionale di statistica, sale del 4,8% annuo, meno del +4,9% di ottobre e del +5% atteso. Gli investimenti fissi scivolano a -2,6% nei primi 11 mesi del 2025, peggiorando il trend di -1,7% di gennaio-ottobre.

Il tasso di disoccupazione urbana è stabile al 5,1%. Infine, i prezzi delle nuove case nelle principali 70 città cedono il 2,4%, (-2,2% dei due mesi precedenti).

Le vendite al dettaglio hanno subito un netto rallentamento, riflettendo la debole fiducia delle famiglie segnata soprattutto dalla grave crisi immobiliare che in Cina continua a manifestare prezzi delle nuove case in robusta contrazione. Il rialzo di appena l'1,3% rappresenta vale il sesto mese consecutivo di crescita stagnante e il dato più basso da dicembre 2022, quando le vendite furono negative a causa dell'ultima ondata di Covid-19.

La scorsa settimana, la leadership comunista, sotto la guida del presidente Xi Jinping, ha tenuto la Central economic work conference (10-11 dicembre), che è l'evento strategico annuale di politica economica in vista del 2026, rimarcando la necessità di stimolare i consumi. Per il secondo anno consecutivo, Pechino ha definito la spinta alla domanda interna, in particolare ai consumi delle famiglie, come la sua massima priorità. Tuttavia, gli analisti hanno rilevato che i risultati non matureranno rapidamente, anche se l'urgenza di tradurre le intenzioni politiche in un aumento dei consumi persiste nel dichiarato sforzo di Pechino di riequilibrare la crescita allontanandola dalle esportazioni.

La leadership cinese ha rinnovato l'attenzione verso la necessità di avere un mercato immobiliare stabilizzato, riconoscendo poi i "molti rischi e pericoli nascosti" che persistono in settori chiave dell'economia. Questa settimana, tra l'altro, Vanke, un tempo un colosso dell'edilizia innovativa sostenuta dallo Stato, si trova a dover affrontare una crisi del debito con la scadenza di due bond.

Gli ultimi dati macroeconomici cinesi hanno fatto emergere un "surplus monstre" dell'interscambio commerciale, oltre i 1.000 miliardi nei primi 11 mesi del 2025, grazie all'export che ha contribuito a sostenere la crescita del Dragone. Il governo ha affermato che le spedizioni continueranno a essere un elemento di primario nelle politiche del prossimo anno, insieme a misure volte ad aumentare i redditi dei residenti urbani e rurali. Per altro verso, la tenuta dell'economia della Cina è molto più esposta alle turbolenze esterne, in particolare alle frizioni commerciali sempre più minacciose con l'Ue e gli altri partner commerciali. Mentre con gli Usa pende una precaria tregua sui dazi.