Estero

Inflazione stabile negli USA ma si prevedono rincari a causa dei dazi

Scontro tra Trump e la Fed in tribunale, mentre le aziende preparano aumenti dei prezzi

29 agosto 2025
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L'inflazione negli Stati Uniti si mantiene stabile ma sono sempre più evidenti i segnali di un prossimo rincaro dei prezzi a causa dei dazi. Mentre in tribunale va in scena lo scontro fra il presidente Donald Trump e la Federal Reserve (Fed, la banca centrale) - il primo round si è chiuso con un nulla di fatto -, molte grandi aziende americane stanno già lavorando ai rincari e a piani precisi per introdurli così da non cogliere di sorpresa i consumatori e non scatenare l'ira del presidente.

Trump chiede da mesi alla Fed di tagliare i tassi di interesse alla luce della frenata dei prezzi. Finora la banca centrale ha resistito ma alla riunione di settembre una riduzione del costo del denaro è data ormai per scontata dagli analisti. Il taglio sarà nell'ordine di un quarto di punto, non abbastanza probabilmente per accontentare l'inquilino della Casa Bianca.

Proprio il costo del denaro è stato al centro dell'udienza convocata d'urgenza a Washington per cercare di dirimere lo scontro fra Trump e la Fed. L'incontro davanti alla giudice Jia Cobb, nominata dall'ex presidente democratico Joe Biden, si è chiuso con un nulla di fatto: Cobb infatti non ha assunto alcuna decisione e ha dato tempo alle due parti fino a martedì per integrare la documentazione depositata.

I legali della governatrice Lisa Cook, che il presidente ha cacciato, avevano chiesto alla giudice di farla restare al suo posto durante il contenzioso legale. Trump - hanno affermato - l'ha presa di mira dopo che non è riuscito a rimuovere il presidente della Fed Jerome Powell. E sta cavalcando la sua battaglia sulle accuse di frode, divenute l'"arma privilegiata" dell'amministrazione per silurare chi ostacola l'agenda "America First" (America prima di tutto), ha spiegato Abbe Lowell, l'avvocato di Cook. La "giusta causa" identificata da Trump per rimuovere Cook, ovvero la contraffazione di documenti per ottenere un mutuo a condizioni più favorevoli, non è altro che un pretesto per silurare la governatrice nominata da Biden perché non ha sostenuto un allentamento del costo del denaro, ha aggiunto Lowell.

Al giudice la Casa Bianca ha chiesto invece di consentire a Trump di cacciarla senza ulteriori ritardi. Nella disputa in atto la Fed non ha preso posizione, impegnandosi a rispettare qualsiasi decisione della corte e augurandosi una sentenza rapida. Cacciando Cook, Trump conquisterebbe la maggioranza nel consiglio di amministrazione della Fed, anche se questo potrebbe costare alla banca centrale la sua indipendenza. Il presidente è intenzionato a tirare dritto, incurante della possibilità che la banca centrale esca indebolita dallo scontro.

Guardando agli sviluppi in tribunale, la Fed non perde di vista i dati economici. L'indice Pce, il personal consumption expenditure che la banca centrale usa come uno dei principali indicatori delle pressioni sui prezzi, è salito in luglio del 2,6%, in linea con le attese degli analisti e stabile rispetto a giugno. L'indice core Pce però ha accelerato al 2,9%, confermando tensioni sottostanti sui prezzi legate ai dazi.

Se le catena di grandi magazzini Walmart e target hanno già scaricato alcuni rincari sui consumatori, molti altri colossi americani si stanno muovendo nella stessa direzione. Lo stanno facendo "sottovoce" così da non irritare la Casa Bianca e cercando di contenere i rincari. Quanto questo potrà durare però non è chiaro. Secondo gli analisti, i prezzi sono destinati a salire e quindi le pressioni inflazionistiche ad aumentare con le aziende grandi e piccole non in grado di assorbire nel lungo termine i dazi. Per la Fed quindi una nuova variabile da considerare nelle sue scelte.