Estero

Iran e Stati Uniti si incontrano a Roma per nuovi colloqui sul nucleare

Francia, Regno Unito e Germania tornano in gioco mentre le tensioni sulle sanzioni aumentano

30 aprile 2025
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Le delegazioni di Iran e Stati Uniti si incontreranno di nuovo a Roma sabato con l'obiettivo di aggiungere un nuovo tassello al percorso per raggiungere un'intesa sul nucleare di Teheran, dopo tre round di colloqui che hanno portato a progressi, senza tuttavia dare risultati definitivi.

E sebbene i negoziati principali si continuano a svolgere con gli Usa, in questa fase del dialogo torneranno in gioco anche Francia, Regno Unito e Germania, garanti dell'accordo sul nucleare del 2015 naufragato per volere di Donald Trump durante il suo primo mandato.

"Il nuovo round di colloqui si terrà a Roma", mentre "venerdì avremo un incontro con i tre Paesi europei" a Roma, ha annunciato il ministro degli Esteri iraniano Araghchi, mettendo in chiaro in ogni caso che "il ruolo della troika europea nei negoziati è diminuito, a causa delle loro politiche sbagliate e non costruttive e delle recenti dichiarazioni di alcuni funzionari europei".

Un chiaro riferimento alle recenti osservazioni del ministro degli Esteri francese Jean-Noël Barrot, che martedì ha affermato che in caso di fallimento dei colloqui tra Iran e Stati Uniti, le sanzioni saranno reimposte contro l'Iran.

I colloqui indiretti tra l'inviato Usa Witkoff e il capo della diplomazia di Teheran, iniziati il 12 aprile e mediati dall'Oman, rappresentano il contatto di più alto livello degli ultimi anni tra Washington e Teheran. E fanno seguito alla lettera inviata da Trump a marzo alla guida suprema iraniana, l'ayatollah Ali Khamenei, in cui il tycoon sollecitava colloqui mettendo in guardia da possibili azioni militari in caso di rifiuto da parte dell'Iran.

Una minaccia che resta nonostante i "progressi" segnalati in occasione dei tre round di negoziati finora tenuti a Roma e in Oman: sabato scorso, al termine del terzo incontro a Muscat, Trump si era infatti mostrato ottimista lasciando intendere tuttavia che l'opzione militare rimane sul tavolo, tornando a paventare in caso di fallimento un attacco congiunto con Israele. E anche Araghchi aveva mostrato cautela affermando che rimangono "divergenze sia nelle questioni principali che nei dettagli".

E nelle ultime ore, il capo della diplomazia iraniana ha rincarato la dose sottolineando che "se durante i negoziati le parti avversarie adottano comportamenti provocatori, ciò può mettere in dubbio la loro serietà", in riferimento alle nuove sanzioni imposte dagli Stati Uniti contro la Repubblica islamica. In particolare, le misure americane hanno preso di mira trader illeciti di petrolio e prodotti petrolchimici iraniani, una mossa - ha dichiarato il dipartimento di Stato - per "arginare il flusso di entrate che il regime di Teheran utilizza per finanziare le sue attività destabilizzanti".

Seppur dissestata e fragile, la strada del negoziato prosegue con un duplice obiettivo: per l'Occidente, garantire che Teheran non acquisisca l'arma nucleare; per l'Iran, la revoca delle sanzioni che schiacciano da anni l'economia, mantenendo il loro programma nucleare civile.

In questo percorso, Roma si è resa "disponibile ad accogliere tutti i dialoghi di pace", ha detto da Valencia il vice premier italiano e ministro degli Esteri, Antonio Tajani. "Tutti i nostri interlocutori americani, omaniti, iraniani sono rimasti impressionati dalla capacità organizzativa del vertice americano-iraniano che si è svolto qualche settimana fa a Roma che deve essere sempre più capitale di pace e di dialogo".