Estero

Breivik fa causa a Oslo: ‘L'isolamento mi spinge al suicidio’

Il killer di Utoya, che uccise 77 persone nel 2011, porta in tribunale il governo norvegese ritenendo che il regime carcerario violi i suoi diritti umani

Anders Behring Breivik
(Keystone)
8 gennaio 2024
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Il neonazista e pluriomicida Anders Behring Breivik, che il 22 luglio 2011 uccise 77 persone e ne ferì centinaia in un duplice attentato ad Oslo e sull'isoletta di Utoya, ritiene che il regime di isolamento carcerario in cui sta scontando la condanna a 21 anni violi i suoi diritti umani e lo spinga al suicidio e ha trascinato per la seconda volta in tribunale lo Stato norvegese.

Testa rasata, giacca e cravatta scura, barba brizzolata, Breivik si è presentato nella palestra del carcere di Ringerike dove si tiene il processo con un atteggiamento insolitamente sobrio rispetto alle sue precedenti apparizioni pubbliche. Niente pose spavalde, nessun saluto romano, zero riferimenti a Hitler nel primo dei cinque giorni del processo nel quale cercherà di dimostrare che i quasi 11 anni e mezzo di isolamento – può avere contatti con guardiani, avvocati, cappellano e sporadicamente con un paio di altri detenuti – violano l'articolo 3 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo che vieta "trattamenti o pene inumani o degradanti".

Di degradante a dire la verità c'è poco nella detenzione dell'uomo che nel 2011 con indosso un'uniforme paramilitare e pesantemente armato prima fece esplodere una bomba vicino agli uffici governativi di Oslo uccidendo otto persone e poi con un gommone raggiunse l'isola di Utoya dove era in corso la festa estiva della gioventù del partito laburista allora al governo dove fece una seconda gravissima strage: 69 morti, la maggior parte adolescenti. Più che una cella, il suo è un appartamento. Una stanza, una cucina, una sala palestra, una sala tv con Xbox e tre pappagallini. Breivik, 44 anni, pratica "una vasta gamma di attività" come cucinare, giocare, passeggiare e praticare il basket, e "non vi è alcuna indicazione che soffra di problemi fisici o mentali a causa delle sue condizioni carcerarie", scrive l'avvocato dello Stato Andreas Hjetland nella documentazione del tribunale. Inoltre "Breivik finora ha mostrato poco interesse per il lavoro di riabilitazione" ed "è quindi difficile immaginare quali miglioramenti significativi delle sue condizioni carcerarie siano possibili e giustificati a breve termine". Per lo Stato norvegese, l'isolamento di Breivik è relativo e giustificato a causa del pericolo che rappresenta. Le sue condizioni carcerarie servono a proteggere la società, gli altri detenuti e gli agenti di custodia, nonché lui stesso, dati i rischi derivanti dagli altri detenuti.

Di diverso avviso il suo avvocato, Oystein Storrvik. "Il danno principale legato all'isolamento di Breivik è che non ha più voglia di vivere. Si può chiamarla depressione", ha detto l'avvocato Oystein Storrvik alla Corte, chiedendo anche un allentamento delle sue restrizioni sulla scrittura di lettere. Breivik è stato condannato a 21 anni di carcere, che possono essere estesi finché viene considerato una minaccia. "Non ne uscirà mai, ne è ben consapevole", ha detto ancora l'avvocato ai giudici.

In passato il killer ha utilizzato le sue apparizioni pubbliche come piattaforme per diffondere la sua ideologia politica e le sue provocazioni, un dolore rinnovato per le famiglie delle vittime, e quindi il tribunale di Oslo ha vietato che la testimonianza di Breivik, prevista per domani, venga trasmessa dai media.

Il neonazista pluriomicida aveva già citato in giudizio lo Stato norvegese per gli stessi motivi nel 2016. E il tribunale di Oslo stupì il mondo stabilendo che l'isolamento era una violazione dei suoi diritti. Sentenza ribaltata in Appello e confermata nel 2018 dalla Corte europea dei diritti dell'uomo che respinse il caso come "irricevibile". Nel 2022, a dieci anni dalla strage più sanguinosa in Norvegia dalla Seconda guerra mondiale, aveva anche chiesto la libertà vigilata. Respinta per il "rischio evidente che ripeta i comportamenti che hanno portato agli attacchi terroristici del 22 luglio 2011".

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