medio oriente

Caccia ai leader di Hamas, chi c'è ora nel mirino

La missione del Mossad come dopo Monaco ‘72. Washington preoccupata: ’Durerà anni'

Yahya Sinwar, la Primula Rossa
(Keystone)
3 gennaio 2024
|

Non devono essere ore tranquille quelle che stanno passando i dirigenti di Hamas: non solo quelli braccati a Gaza dall'esercito di Israele, ma anche gli altri riparati in quelli che un tempo erano considerati paradisi sicuri. L'uccisione a Beirut del numero due di Hamas, Saleh Arouri, e di altri esponenti del movimento palestinese sembra infatti segnare un altro punto importante nella caccia ai responsabili del 7 ottobre all'estero, preannunciata dal premier Benyamin Netanyahu lo scorso novembre.

Ricordi insanguinati

Un'operazione che il capo dello Shin Bet (il servizio di sicurezza interno) Ronen Bar ha definito "la nostra Monaco", evocando così la "Collera di Dio", nome in codice del piano per l'eliminazione di gran parte dei palestinesi responsabili della strage alle Olimpiadi del 1972, autorizzata dall'allora premier Golda Meir. "A Gaza, in Cisgiordania, in Libano, in Turchia, nel Qatar, ovunque. Richiederà anche anni: ma noi arriveremo a loro, e lo faremo. Questa è la nostra responsabilità‘’, diceva il responsabile dell'intelligence in una conversazione privata trapelata sui media israeliani a inizio dicembre.


Keystone
Il celebre scatto di Monaco ’72

Il raid a Beirut è stato compiuto in un quartiere della capitale libanese considerato roccaforte superprotetta di Hezbollah, probabilmente grazie all'aiuto di spie sul campo, sostengono fonti locali e analisti. I missili lanciati da un drone hanno ucciso, oltre da Arouri, altri sei palestinesi legati ad Hamas tra i quali in particolare Samir Effendi (il soprannome è Abu Amer), capo della divisione tecnologica dell'organizzazione terroristica in Libano ma soprattutto elemento chiave della tela di rapporti con i ribelli yemeniti Houthi. "Il Mossad oggi, come 50 anni fa, ha il dovere di fare pagare un prezzo agli assassini che il 7 ottobre hanno fatto irruzione nelle nostre località a ridosso di Gaza, a quanti hanno fatto i progetti e a quanti li hanno mandati all'attacco. Occorrerà tempo, come dopo la strage di Monaco, ma noi li raggiungeremo ovunque siano al mondo", ha sottolineato il capo del Mossad, David Barnea, all'indomani dell'attacco pur non rivendicandolo. "Sappia ogni madre araba il cui figlio abbia partecipato direttamente o indirettamente alla strage del 7 ottobre - ha avvertito - che tutti pagheranno con la vita".

Unità speciale

Lo Stato ebraico ha creato un'unità speciale denominata Nili composta da uomini della difesa e del Mossad autorizzata ad operare non solo all'interno della Striscia ma anche all'estero per eliminare i capi di Hamas. Il team è già entrato in azione a Gaza con l'obiettivo di decimare le forze speciali di Hamas. In cima alla kill list di Israele restano sempre Yahya Sinwar, leader di Gaza e certamente la figura di maggior spicco nel confronto armato con Israele, Mohammed Deif l'inafferrabile primula rossa al comando dell'ala militare considerato la mente delle stragi del 7 ottobre e il suo vice Marwan Issa. Ma dopo Beirut neppure Ismail Haniyeh, e il suo predecessore Khaled Meshaal, già scampato a un attentato nel 1997, possono dormire sonni tranquilli a Doha. Gli Stati Uniti non hanno dubbi: la caccia ai responsabili della ‘nuova Monaco’ israeliana "andrà avanti per anni".


Keystone
Saleh Arouri, ucciso in Libano

Resta connesso con la tua comunità leggendo laRegione: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔
POTREBBE INTERESSARTI ANCHE