Estero

‘Avevo avvertito che sarebbe successo’

In agosto Ygal Carmon, ex consigliere antiterrorismo di due premier israeliani, aveva avvisato: guerra in arrivo. ‘Segnali chiari, ma per loro esageravo’

(Keystone)

L’attuale governo israeliano ha sbagliato tutto. Siamo in stato di guerra perché il primo ministro Bibi Netanyahu, il nostro esercito e la nostra intelligence hanno fallito. La popolazione è ancora sotto shock. Non c’è nessuno in Israele che non conosca qualcuno che abbia perso un familiare o un amico in questa guerra, iniziata il 7 ottobre, quando Hamas è entrato in territorio israeliano, uccidendo e prendendo in ostaggio donne, bambini e vittime dell’Olocausto.

Ad agosto avevo avvisato i leader politici, i media, i militari israeliani, che sarebbe scoppiata una guerra fra settembre e ottobre. Ho anche scritto un articolo dettagliato in inglese e in ebraico, analizzando i segnali chiari che facevano capire che il Paese stava andando verso una guerra totale. Tutti però mi avevano detto che stavo “esagerando” e che mi “dovevo calmare”.

Nonostante questi segnali, i nostri leader politici non si sono preparati

La realtà dei fatti però era davanti a tutti. Da mesi Hamas si stava esercitando a invadere e occupare i villaggi israeliani vicino a Gaza, a uccidere e prendere in ostaggio civili. I leader del movimento terroristico avevano anche dichiarato apertamente la loro volontà di iniziare presto una guerra contro lo Stato ebraico. Inoltre, nelle ultime settimane, erano incrementate le notizie sulla disponibilità di nuove armi da parte di Hamas, capaci di causare un alto numero di vittime.

Poco tempo prima dell’inizio della guerra, era stato anche riportato che Israele aveva sventato un tentativo di introdurre clandestinamente in Cisgiordania, attraverso la vicina Giordania, potenti ordigni esplosivi fabbricati in Iran. Tante altre armi, però, sono entrate nei territori palestinesi (soprattutto attraverso la Siria) senza essere rintracciate.

Nonostante questi segnali, i nostri leader politici non si sono preparati all’eventualità di un attacco da parte di Hamas. È accaduto invece esattamente il contrario. Il movimento terroristico è riuscito a entrare in Israele, anche perché molti militari erano tornati a casa per trascorrere con i loro familiari le festività ebraiche di Sukkot, che dovevano terminare domenica scorsa.

C’è stata una forte ingenuità da parte della leadership israeliana, che era sicura di aver “comprato” la calma di Hamas, accettando di far arrivare a Gaza gli aiuti finanziari del Qatar. È stato come durante la guerra di Yom Kippur del 1973, in cui – anche in quell’occasione – il governo dello Stato ebraico aveva sottovalutato l’evidenza.

L’unica scelta è di proporre uno scambio tra ostaggi e prigionieri

Adesso, la priorità di Israele deve essere quella di liberare gli oltre 150 ostaggi a Gaza. Dobbiamo farli ritornare il più presto possibile a casa dai loro familiari. Ho ripetuto in varie occasioni che l’unica scelta è quella di proporre uno scambio: Hamas rilascia tutti gli ostaggi e noi in cambio possiamo liberare tutti i prigionieri legati al movimento terroristico nelle nostre carceri. Solo così si potrà passare a una seconda fase del conflitto in atto. Non è però certo che Hamas accetti questa offerta. Dopotutto, ha già detto che vogliono la terra nello scambio con gli ostaggi. Noi comunque dobbiamo provare questa strada. Altrimenti, per Israele, l’unica altra opzione è quella di bombardare Hamas a Gaza, ma ciò non permetterà alle famiglie di riabbracciare presto i loro cari.

Un’altra cosa importante, che sto sottolineando in questi giorni, è di evitare che i nostri soldati entrino a Gaza. Questo è ciò che vuole Hamas. Negli anni, il movimento terroristico ha costruito una rete di tunnel sotterranei, trasformando la zona in una vera e propria trappola mortale. A mio avviso, sarebbe quindi un suicidio.

Un attacco di Hezbollah sarebbe una catastrofe per il Libano

In questi giorni si è anche parlato molto della possibilità di un attacco da parte di Hezbollah nel nord di Israele. Sarebbe per loro una catastrofe, dato che il Libano versa in condizioni economiche disastrose e non può permettersi una guerra. In risposta a un massiccio attacco di 140mila missili da parte di Hezbollah, Israele avrebbe come unica scelta di bombardare la rete elettrica e le fognature, riportando il Libano “all’età della pietra”, come ha detto lo stesso ministro della Difesa Yoav Gallant, qualche mese fa.

Per questo motivo, il primo ministro ad interim libanese Najib Mikati e il ministro degli Esteri Abdallah Bou Habib hanno addirittura avvertito che il Libano non vuole che Hezbollah si unisca al fronte di battaglia con Hamas. Il partito libanese Kataeb (Falangi) ha poi messo in guardia dal trascinare il Libano negli scontri a Gaza, che porterebbero al collasso del Paese. La decisione di entrare in battaglia però non sarà presa dal segretario generale di Hezbollah Hassan Nasrallah, ma dal Leader supremo iraniano, Ali Khamenei, che potrebbe decidere di “sacrificare” il Libano. Questa però sarebbe una mossa falsa, che potrebbe portare allo sviluppo di una guerra regionale che l’Iran teme, dato che il conflitto potrebbe trasformarsi in nucleare.

Aggressione in Stile Einsatzgruppen

L’attacco portato a termine da Hamas in territorio israeliano è stato in stile Einsatzgruppen, i reparti speciali tedeschi che durante la Seconda guerra mondiale ebbero un ruolo principale nel localizzare gli ebrei e ucciderli. Nei canali Telegram, legati ad Hamas, sono disponibili foto e video di persone uccise, decapitate e torturate.

In questi giorni, sto preparando un archivio affinché nessuna delle 1’200 vittime (che potrebbero aumentare) venga dimenticata, documentando così le atrocità commesse da Hamas nei confronti anche di bambini di tre anni, la cui unica colpa è quella di essere ebrei. Per capire l’entità della tragedia, facendo una proporzione, 1’200 vittime israeliane equivarrebbero a 45mila vittime americane. Durante l’11 settembre sono state uccise 3mila persone. Sono quindi in molti a parlare non di attacco di Hamas, ma di un vero e proprio genocidio contro la popolazione ebraica in Israele.

Quando questa guerra sarà terminata, il governo dovrà rispondere di questo fallimento, che è stato pagato con il sangue di donne, bambini e della nostra migliore gioventù.

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