francia

Le scuole rimandano a casa le ragazze con l’abaya

Il bando sfidato da 289 studentesse: in 67 non hanno ceduto e sono tornate a casa. Battaglia legale in Consiglio di Stato sulla veste musulmana

Tre donne con l’abaya
(Wikimedia)
5 settembre 2023
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Primo giorno di scuola, primo giorno con il divieto della abaya, l'abito lungo che copre tutto il corpo delle musulmane. Sono state 298 le adolescenti che hanno sfidato il bando decretato dal governo francese e 67 di loro non hanno ceduto all'intimazione di rinunciarci, preferendo tornare a casa. È una piccolissima minoranza dei 12 milioni di studenti rientrati oggi in classe ma la Francia, le sue banlieue e le sue minoranze sono a nervi scoperti e lo scontro rischia di infiammarsi. Quello legale, in Consiglio di Stato, è cominciato oggi, con l'esame del ricorso contro il divieto del governo da parte di un'associazione musulmana che lo accusa di "discriminazione" razziale e sessista.

Il ministro Attal prova a spiegare alle famiglie

Il ministro dell'Educazione nazionale Gabriel Attal, che ha ricevuto il forte sostegno del presidente Emmanuel Macron nella sua determinazione a vietare l'abaya, ha spiegato che i casi delle 67 ragazzine che non si sono cambiate d'abito e hanno preferito tornare a casa "sono stati registrati soprattutto attorno alle grandi città". Alle famiglie delle studentesse è stata consegnata una lettera che Attal "ha firmato personalmente" e che "spiega le cose".

Nessun incidente

Nel complesso, non si è registrato "nessun incidente", ha assicurato la premier, Elisabeth Borne, mentre il ministro della Giustizia, Eric Dupond-Moretti, ha invitato i responsabili a una risposta "penale ferma, rapida e sistematica" in caso di violazione delle regole sulla laicità.

Ma non sarà così semplice, perché già nel primo giorno di scuola ci sono state già eccezioni, proteste, ricorsi. Come il padre della ragazza che ha protestato con il preside di una scuola di Nizza perché la figlia è stata accusata di portare l'abaya, che per il genitore "è soltanto una gonna lunga a pieghe. L'ha comprata con la madre in un magazzino H&M, era così contenta. E adesso è traumatizzata".

La abaya, che molte adolescenti musulmane indossano, non nasce come abito religioso, ma visto che copre dal collo fino ai piedi, viene "raccomandata" anche dai religiosi radicali. Il Consiglio di Stato esamina da oggi pomeriggio - e annuncerà fra due giorni la sentenza - il ricorso dell'Associazione ‘Action Droits des Musulmans’ per ottenere la sospensione del divieto. "È discriminatorio", dicono, da un punto di vista "razziale" e "sessista".

Le polemiche sul qamis

Non ci sono notizie di episodi di alunni bloccati perché indossavano il qamis, la abaya versione maschile, ma il governo, nel suo divieto, precisa che entrambi sono vietati. Altra polemica, le parole di Macron ieri sera nell'intervista al giovane Youtuber Hugo Décrypte quando ha citato - sulla questione della abaya - il professor Samuel Paty, decapitato nel 2020 all'uscita dalla scuola in banlieue di Parigi: "Viviamo nella nostra società - ha detto il presidente suscitando le ire di molti musulmani di Francia che si sono sentiti associati al terrorismo - con una minoranza di persone che, deviando una religione, vengono a sfidare la Repubblica e la laicità". Aggiungendo poi di "non fare nessun parallelo" fra terrorismo e abito musulmano, ma precisando che "la questione della laicità nella nostra scuola è una questione profonda". E ricordando che al professor Paty fu tagliata la testa "mentre usciva dopo una lezione in classe sulla laicità".

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