Brasile

Mai più molestie alle donne nei bar e nelle discoteche

Il testo brasiliano prevede che gli esercizi pubblici addestrino i propri dipendenti così da intervenire in caso di denuncia

Al sicuro anche nel divertimento
(Ti-Press)
2 agosto 2023
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La Camera dei deputati brasiliana ha approvato un disegno di legge che mira a prevenire le molestie contro le donne in bar e discoteche. Il cosiddetto Protocollo "No è No" dovrà essere adottato dai gestori dei locali dove vengono vendute bevande alcoliche, così come nei luoghi dove si organizzano spettacoli, concerti e gare sportive.

Il testo prevede che gli esercizi pubblici addestrino i propri dipendenti così da intervenire in caso di denuncia di violenza o molestia, anche per la conservazione delle prove, e forniscano risorse affinché la denunciante possa chiamare la polizia o tornare a casa in sicurezza.

I locali devono inoltre disporre di telecamere interne ed esterne, oltre a diffondere le informazioni sul protocollo, in un luogo visibile, con un telefono per l'accesso immediato delle vittime. Chi non applica il protocollo sarà soggetto a una sanzione.

Femminicidio come delitto d'onore

Inoltre, la Corte suprema del Brasile ha stabilito in una decisione unanime che la tesi della "legittima difesa dell'onore" non potrà essere utilizzata nei reati di femminicidio.

I giudici hanno anche determinato che i tribunali di secondo grado possono annullare le assoluzioni fondate su tale argomento, arrivando a comporre una nuova giuria popolare, senza che ciò comporti una violazione della sovranità dei verdetti dei giurati.

In alcuni processi, la fattispecie "legittima difesa dell'onore" veniva evocata dalla difesa degli imputati per giustificare atti di violenza, ad esempio nei casi di adulterio.

L'incostituzionalità della tesi era già stata dichiarata dalla Stf in via cautelare nel 2021, ma ora i togati hanno giudicato nel merito un ricorso presentato dal Partito democratico laburista (Pdt, di centro-sinistra).

"La cosiddetta ‘difesa dell'onore’ corrisponde a uno strumento argomentativo odioso, disumano e crudele, utilizzato dalle difese di chi è accusato di femminicidio o di aggressione alle donne per imputare alle vittime le cause della propria morte", ha affermato il giudice della Corte suprema, Dias Toffoli, relatore della causa.

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