Il Partito popolare vince le elezioni. Ma la sinistra regge e l’estrema destra di Vox arretra di molto. Il Pp di Feijóo non ha i numeri per governare
Madrid – Il Partito popolare (Pp) di Alberto Núñez Feijóo vince le elezioni in Spagna diventando il primo partito, a scapito però del suo potenziale alleato Vox, che crolla alle urne. La sinistra si difende tutto sommato bene. Il risultato è che il Paese iberico si ritrova senza una maggioranza. Si apre dunque lo scenario di nuove elezioni, in un Paese che ha visto quattro elezioni generali tra il 2015 e il 2019. Feijóo chiederà comunque agli altri partiti di garantire la sua investitura come premier, anche se non ha ottenuto la maggioranza assoluta alle elezioni generali, riferivano nella tarda serata di ieri media iberici come Efe citando fonti del Pp.
A scrutinio praticamente ultimato, il Pp otteneva 136 seggi al Congresso dei deputati, composto da 350 seggi, mentre il partito di estrema destra Vox, l’unico suo potenziale alleato, si fermava a 33 (-19). Il Pp otterrebbe così 47 seggi in più rispetto alle precedenti elezioni del 2019, rimanendo lontano dai 150 seggi a cui Feijóo mirava. Soprattutto, il Pp e Vox totalizzerebbero solo 169 seggi, ben lontani dalla maggioranza assoluta necessaria per governare (176). I sondaggi condotti negli ultimi giorni prevedevano tutti una larga vittoria del Pp e persino la possibilità di una maggioranza assoluta con l’appoggio di Vox.
Il Partito socialista (Psoe) di Sánchez era accreditato di 122 seggi (+2) e Sumar, il suo alleato della sinistra radicale, di 31. Ma Sánchez, che è al potere da cinque anni, si trova in una posizione migliore rispetto al suo rivale: può sperare di rimanere al potere, poiché ha la possibilità di ottenere il sostegno dei partiti basco e catalano, per i quali Vox è uno spauracchio. "La Spagna e tutti i suoi cittadini sono stati molto chiari: il blocco politico dell'involuzione, del ritorno al passato e dell'abrogazione di tutti i nostri passi avanti negli ultimi quattro anni ha fallito", ha dichiarato il premier parlando ai simpatizzanti di fronte alla sede dello Psoe a Madrid. "Il blocco di Partito popolare e Vox è uscito sconfitto", ha aggiunto. “Siamo molti di più noi che vogliamo avanzare".
Sánchez aveva tentato di nuovo la strada delle elezioni anticipate dopo la sconfitta della sinistra alle elezioni amministrative di fine maggio. Facendo leva sui suoi risultati, piuttosto buoni sul fronte economico, ha sfruttato la paura dell’estrema destra per cercare di mobilitare gli elettori spaventati dalla prospettiva di un ingresso di Vox nel governo. Un governo di coalizione tra il Pp e Vox avrebbe segnato il ritorno al potere dell’estrema destra in Spagna per la prima volta dalla fine della dittatura franchista nel 1975, quasi mezzo secolo fa.
Sánchez avrebbe beneficiato di una forte mobilitazione della sinistra, con un’affluenza che ha sfiorato il 70%, 3,5 punti in più rispetto alle ultime elezioni del novembre 2019. Quasi 2,5 milioni di spagnoli hanno votato per posta, un numero record dovuto al fatto che questa era la prima elezione che si teneva in piena estate.
Vox governa già con il Pp in tre delle 17 regioni del Paese, dove questa formazione, nata alla fine del 2013 da una scissione all’interno dello stesso Partito popolare, ha dimostrato di non avere intenzione di cedere sulle sue priorità. Questa elezione ha suscitato un interesse insolito all’estero per la possibilità che una coalizione Pp/Vox andasse al potere in un Paese considerato pioniere in termini di diritti delle donne o della comunità Lgbt+. Molto vicino alle posizioni del primo ministro ungherese Viktor Orbán, Vox rifiuta l’esistenza della violenza di genere, critica il “fanatismo climatico” ed è apertamente anti-Lgbt e anti-aborto.
In un articolo pubblicato domenica dal quotidiano francese ‘Le Monde’, l’ex primo ministro laburista britannico Gordon Brown ha dichiarato che se Vox entrasse nel governo “avrebbe ripercussioni sull’intero continente”.