Stati Uniti

Mai così tante vittime di stragi dal 2006

In sei mesi sono state uccise 140 persone in sparatorie di massa

Gli effetti della sparatoria del 3 luglio scorso in Pennsylvania
(Keystone)
14 luglio 2023
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Sei mesi, 28 stragi, 140 vittime, un solo Paese. Da gennaio a giugno di quest'anno gli Stati Uniti hanno registrato il record più triste, quello del più alto numero di persone uccise in sparatorie di massa dal 2006. Gli sconcertanti dati, raccolti dall'Associated Press e Usa Today in collaborazione con la Northeastern University, parlando di una piaga in realtà ben nota negli Stati Uniti che Joe Biden sta cercando di combattere, invano, sin dall'inizio del suo mandato ma visti nero su bianco fanno ancora più impressione.

Non si è mai al sicuro

Massacrati dai propri cari o da estranei, nei centri commerciali, nelle scuole, al cinema o per strada, lo spargimento di sangue negli Stati Uniti sembra non essersi mai fermato nella prima metà del 2023 con un bilancio delle vittime che è aumentato quasi ogni settimana. Un primato macabro che ha superato quello della seconda metà del 2022. Per sparatoria di massa, negli Usa, si intende un'aggressione nella quale vengono uccise quattro o più persone, escluso il killer. "Qualche anno fa se ne calcolavano una ventina l'anno. Questi dati sono allucinanti", ha commentato il criminologo James Alan Fox, che ha guidato la ricerca.

Il problema delle armi

Non sorprende che 27 stragi su 28 siano state compiute con armi da fuoco in un Paese nel quale ne circolano 390 milioni e un abitante su dieci dichiara di possederne una. Eppure le leggi per stringere le maglie sull'acquisto di una pistola o un fucile e anche sul tipo di armi commerciabili non riescono a passare l'opposizione, principalmente repubblicana, dei sostenitori del secondo emendamento della Costituzione Usa e di quei politici foraggiati dalla potentissima lobby della Nra, inclusi Donald Trump e tutti gli altri candidati alla presidenza per il Grand old party nel 2024.


Keystone
Altra sparatoria fatale a Baltimora, il 2 luglio scorso

La lobby non molla

Nonostante la carneficina senza precedenti, la National Rifle Association continua ad avere presa sull‘élite e sul popolo Usa. "I costanti sforzi di Joe Biden e Kamala Harris per sventrare il secondo emendamento non porteranno sicurezza agli americani, ma incoraggeranno solo i criminali", ha dichiarato il portavoce della lobby Billy McLaughlin. "Ecco perché l'Nra continua la lotta per le leggi sull'autodifesa", ha detto ancora esprimendo un concetto difficile da comprendere fuori dai confini americani. Per gli esperti, i numeri spaventosi registrati nei primi sei mesi dell'anno non sono per forza indicativi di un andamento e c’è la speranza che il ciclo di morte si fermi nella seconda parte dell'anno.

4 luglio tragico

Finora, tuttavia, la direzione non sembra essere quella di un rallentamento delle sparatorie di massa, se si considera che solo nel weekend del 4 luglio, la festa dell'indipendenza Usa, ci sono state 22 stragi, 20 morti e 126 feriti. Dopo l'ennesima sequela di morte, Biden è tornato a ribadire l'appello al Congresso per emanare una legge almeno per bandire la vendita di fucili d'assalto. "Armi da guerra" come le ha definite più volte il presidente americano, invitando a seguire l'esempio dell'Illinois che dopo la strage di Highland Park, l'Independence Day dell'anno scorso, le ha vietate.

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