medio oriente

Attentato a Tel Aviv: ‘Vendetta per Jenin’

Otto feriti nell'attacco, di cui 3 gravi. Hamas esulta. L’operazione in Cisgiordania è ancora in corso: i morti palestinesi sono 11, i feriti 100

L’attentato di Tel Aviv
(Keystone)
4 luglio 2023
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Il terrorismo torna a colpire Tel Aviv a poco più di 24 ore dall'operazione militare dell'esercito israeliano a Jenin in Cisgiordania, ancora in corso. Un palestinese di 20 anni di un villaggio vicino Hebron - privo di permesso di ingresso in Israele - ha colpito nella zona nord della città facendo 8 feriti, di cui 3 gravi: una donna incinta è stata sottoposta ad intervento chirurgico.

La dinamica

Secondo il capo della polizia israeliana Yaacov Shabtai, Abed al-Wahab Khalaila alla guida di un furgoncino prima ha investito in pieno la gente a una fermata d'autobus nel quartiere di Ramat HaHayal, poi è uscito dal veicolo e ha cominciato ad accoltellare i passanti, come mostrano le impressionanti immagini dei video diffusi sui social. "È stato fermato - ha spiegato Shabtai - dal coraggioso intervento di un civile". Negli stessi video si vede il civile, sceso da un moto e ancora con il casco in testa, sparare al palestinese diversi colpi.

Da Gaza, Hamas e la Jihad islamica hanno subito inneggiato all'attentato definito "un'eroica vendetta" per Jenin. Tel Aviv, ha rivendicato Hazem Kassem, portavoce di Hamas, "è la prima risposta ai crimini israeliani contro il nostro popolo a Jenin". Benyamin Netanyahu ha definito "odioso" l'attacco ed ha avvertito: "Chi pensa che un attentato del genere ci blocchi dal proseguire la nostra lotta al terrorismo si sbaglia".


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Un blindato israeliano a Jenin

Nella città del nord della Cisgiordania - considerata da sempre dagli analisti una roccaforte dei miliziani - le azioni dell'esercito sono proseguite anche oggi, ma la sensazione generale nei commenti degli esperti militari è che da domani non dovrebbero più esserci in città soldati israeliani. "In questi momenti - ha detto in serata il premier - stiamo completando la missione a Jenin". Precisando tuttavia che "questa estesa operazione non sarà la sola. Non consentiremo a Jenin di tornare ad essere una città rifugio per il terrorismo. Lo combatteremo ovunque".

Via dal campo profughi

Gli scontri in corso nella cittadina palestinese hanno spinto ieri notte circa 3'000 persone (su 18'000 residenti) a lasciare il campo profughi. L'esercito ha precisato che "è stato di loro iniziativa", respingendo la tesi palestinese di una indicazione dei militari in tal senso. Fonti militari hanno aggiunto che nel primo giorno di operazioni sono stati catturati 120 ricercati su una lista di 160 nominativi. Inoltre - secondo il portavoce dell'esercito - oggi sono stati trovati e fatti brillare "11 ordigni esplosivi nascosti dai terroristi lungo le strade in aree civili del campo profughi".


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Una bandiera israeliana brucia

Sempre secondo la stessa fonte, "uomini armati" palestinesi avevano trasformato la Moschea al-Ansari in un "nascondiglio fortificato, completo di un tunnel sotterraneo e di un nascondiglio di armi". Il bilancio delle vittime palestinesi è salito ad 11, con circa 100 feriti. Il ministero della Sanità ha identificato l'ultimo ucciso in Abdel Rahman Hardan (22 anni), morto - ha riferito la Wafa - "dopo essere stato colpito alla testa dal fuoco delle forze di occupazione". Il presidente Abu Mazen ha chiesto all'Onu e alla comunità internazionale "di intervenire con urgenza per costringere Israele a fermare l'evacuazione degli abitanti" del campo profughi di Jenin, definita "un crimine".