Rabbia e scontri anche al corteo per il giovane Nahel (una morte ‘inspiegabile e ingiustificabile’ per Macron), scatta il coprifuoco
Bruciano le banlieue in Francia, con la morte del diciassettenne Nahel, ucciso da un poliziotto, che ha riacceso le braci di una rabbia mai sopita. In migliaia, la notte scorsa, hanno preso d'assalto municipi, scuole, palazzi - spesso abitazioni popolari - appiccando il fuoco ovunque. Decine di auto in fiamme, barricate, assalto con razzi per fuochi d'artificio contro un carcere di massima sicurezza.
La polizia schierata in campo non ha potuto fare granché, stanotte le forze sono state quadruplicate: 40.000 i poliziotti e gendarmi in campo. La situazione rischia di degenerare ulteriormente. Il presidente dei Républicains Eric Ciotti ha chiesto lo stato d'emergenza nazionale - che il governo per ora esclude - ma sono già due i comuni (Clamart e Compiègne) che hanno dichiarato, stasera, il coprifuoco. Dopo cinque mesi di tensione nelle piazze, con le manifestazioni contro la riforma delle pensioni che finivano quasi sempre con scontri e lacrimogeni, i giovani sono tornati a battersi contro la polizia, ma stavolta con più rabbia e senza vere rivendicazioni.
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La manifestazione si scalda
Dopo l'uccisione del giovane Nahel, che il presidente Emmanuel Macron ha definito "inspiegabile e ingiustificabile", così come ha fatto il suo ministro dell'Interno, Gérald Darmanin, le proteste sembravano inevitabili, ma la situazione è precipitata in poche ore. Come nel 2005, quando a infiammarsi per prima fu Clichy-sous-Bois - sempre nella banlieue parigina - per la morte di altri due ragazzi, Zyed Benna e Bouna Traoré, rimasti folgorati in una cabina per l'elettricità mentre cercavano di sfuggire a un controllo di polizia.
Stavolta, è stata la dinamica dei fatti a far esplodere la rabbia: la morte di Nahel, infatti, era stata spiegata ufficialmente con il ricorso alla "legittima difesa" di un poliziotto che aveva rischiato di farsi investire dal grosso Suv Mercedes in mano al diciassettenne.
Un video fatto circolare immediatamente sui social ha avuto l'effetto deflagrante di una bomba: si vede il poliziotto puntare l'arma dal finestrino del conducente, il grido "ti becchi una pallottola in testa", poi il colpo e la fuga di pochi metri dell'auto. Nahel è andato a schiantarsi su un palo dopo essere stato colpito al petto, il video non lascia spazio a dubbi.
Il poliziotto, dopo due giorni di fermo, è stato posto in stato di arresto ed è ufficialmente indagato per omicidio volontario. Nei primi interrogatori ha cercato ancora di difendersi affermando di aver avuto "paura" di essere urtato dall'auto, una spiegazione che appare incomprensibile dal momento che si trovava di fianco al veicolo e non davanti.
La rabbia è subito esplosa, la prima notte solo una ventina di fermi e qualche incidente, ieri una vera e propria guerriglia diffusa, con quasi 200 fermi e 170 poliziotti feriti. A Villeurbanne, vicino a Lione, le violenze hanno preso di mira un palazzo che ha dovuto essere evacuato dopo un incendio appiccato alla facciata, mentre sono state date alle fiamme una scuola a Tourcoing e una ad Halluin, nel nord. Incendiate anche due elementari ad Elancourt, banlieue parigina.
Giustizia per Nahel
Oggi neppure la presenza della madre di Nahel alla ‘marcia bianca’ ha frenato la violenza: quando il corteo di circa 6.000 persone è passato davanti al Tribunale di Nanterre prima di sciogliersi, in pochi secondi i black bloc hanno sfoderato i passamontagna neri ed hanno preso il controllo della situazione, appiccando incendi e distruggendo tutto quello che capitava loro a tiro. Macron, che ieri aveva usato la parola "ingiustificabile" per il comportamento del poliziotto contro Nahel, l'ha ripetuta per le violenze scatenate contro "le istituzioni della Repubblica".
La tensione si respira anche nei palazzi della politica, con i ministri che hanno annullato fino a nuovo ordine tutti i loro spostamenti in programma e con le dichiarazioni di fuoco del guardasigilli Eric-Dupond Moretti contro quelli che "sputano sulla polizia e sulla giustizia", accusandoli di essere "complici morali" della tensione. Non l'ha nominato, ma il suo obiettivo era il tribuno della gauche Jean-Luc Mélenchon, che aveva invocato "un'altra polizia" per la Francia. Mentre sulle banlieue ferite cala la terza notte dopo l'uccisione di Nahel, l'atmosfera nel Paese è carica di tensione. Il coprifuoco, i 40.000 agenti schierati sul terreno, il blocco di autobus e tram nelle banlieue dopo le 21 sono i segnali di un'estate che si annuncia caldissima.