Stati Uniti

Morto ‘Unabomber’, l'eremita che terrorizzò l'America

Il suo corpo senza vita è stato rinvenuto dalle guardie carcerarie della prigione federale nel North Carolina. Aveva 81 anni

In sintesi:
  • La caccia all'uomo era durata quasi due decenni. Tra il 1978 e il 1995 aveva provocato la morte di tre persone e il ferimento di altre 23
  • I suoi primi obiettivi erano accademici e compagnie aeree. Da qui l'appellativo ‘Unabomber’: University and Airline Bomber
Il suo rifugio-‘atelier’
(Keystone)
11 giugno 2023
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È stata la più grande caccia all'uomo della storia americana ed è durata per quasi due decenni. Tanto Theodore J. Kaczynski, detto ‘Unabomber’, era riuscito a sfuggire alle autorità, continuando a compiere attentati fatti con ordigni artigianali spediti via posta prima di essere catturato nel 1996. L'uomo che terrorizzò gli Stati Uniti è morto in carcere all'età di 81 anni.

Il corpo senza vita è stato trovato dalle guardie carcerarie nella cella della prigione federale nel North Carolina dove stava scontando la condanna a 8 ergastoli cui era stato condannato nel 1998, dopo essersi dichiarato colpevole di aver ucciso tre persone e di averne ferite altre 23 tra il 1978 e il 1995. Una vita di violenza eppure Kaczynski aveva catturato l'attenzione morbosa dell'America attraverso la paura, il terrore e quella folle corsa cieca verso l'obiettivo dichiarato di provocare il collasso "dell'ordine sociale moderno": attaccò accademici, uomini d'affari e civili con bombe fatte in casa.

Brillante matematico laureato ad Harvard poi ritiratosi a una vita da quasi ‘eremita’, dal 1978 e per 18 anni, Kaczynski inviò 16 bombe, nascoste in pacchi postali, ad aziende, istituzioni e persone, provocando un totale di tre morti e 23 feriti. Quello che però le sue azioni lasciavano era anche un'aura di mistero che teneva inevitabilmente migliaia di persone incollate alle cronache, alla minuziosa descrizione dei fatti seguita dalle analisi sempre più approfondite, eppure mai abbastanza da fornire la chiave di lettura definitiva per identificare e catturare il ‘terrorista’ dell'America opulenta.

Anno dopo anno, colpo dopo colpo, lo schema della sua azione cominciò a emergere così come risultò sempre più chiaro che quell'uomo allora sconosciuto aveva intrapreso una crociata contro il progresso e la tecnologia: costruiva le sue bombe in una capanna nelle montagne del Montana senza acqua corrente né elettricità. I suoi primi bersagli furono accademici e compagnie aeree e ciò gli fece guadagnare l'appellativo di ‘Unabomber’, da "University and Airline Bomber", quindi seguì la sua lunga stagione di attentati.

Poi, nel settembre 1995, il passo falso. Oppure la più classica delle ‘confessioni’ inconsce: con la premessa e la promessa che da quel momento in poi non avrebbe più mandato bombe, fece pubblicare sul New York Times e sul Washington Post un lungo manifesto in cui esprimeva il suo odio per la tecnologia e il mondo moderno. Il testo conteneva indizi e soprattutto un'indicazione tanto inquietante quanto chiara per un lettore di quel ‘manifesto’: David Kaczynski, il quale riconobbe analogie con alcuni scritti del fratello Theodore, da anni non più in contatto con la famiglia. Allertò l'Fbi e nell'aprile 1996 ‘Unabomber’ fu arrestato. Durante il processo gli fu diagnosticata una forma di schizofrenia paranoide ma ciò non impedì che venisse condannato a otto ergastoli dopo essersi dichiarato colpevole.

Dal maggio del 1998 era rimasto nel carcere federale di massima sicurezza ‘Supermax’ a Florence, in Colorado, noto per detenuti famosi come il narcotrafficante El Chapo, ma in seguito al deterioramento della salute nel 2021 fu trasferito in una struttura sanitaria carceraria della Carolina del Nord, dove è stato trovato senza vita.

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