Migliaia di persone nelle piazze, molotov e lacrimogeni a Syntagma
"Non è stato un incidente, ma un omicidio di Stato". Con questo slogan migliaia di studenti e lavoratori sono scesi oggi nelle strade delle principali città greche per chiedere giustizia dopo l’incidente ferroviario di martedì scorso, nella valle di Tebi, dove 57 persone - tra cui molti universitari - hanno perso la vita.
Tensioni e scontri sono avvenuti nel corso delle proteste, con lancio di molotov e gas lacrimogeni, in particolare nella piazza Syntagma davanti al Parlamento ellenico. I sindacati dei dipendenti pubblici avevano proclamato per oggi uno sciopero di 24 ore che ha paralizzato il Paese: fermi anche i traghetti per le isole, mentre i lavoratori delle ferrovie greche hanno continuato il loro sciopero per l’ottavo giorno consecutivo.
Un corteo di circa 50mila persone ha marciato nella capitale, ricordando per la sua imponenza le mobilitazioni degli anni della crisi economica. Una manifestazione segnata da scontri fuori dal Parlamento, quando un drappello di partecipanti ha lanciato bottiglie incendiarie contri gli agenti di polizia che hanno risposto con lacrimogeni e granate stordenti.
Momenti di tensione si sono verificati anche a Salonicco, dove in 15mila sono scesi in strada a manifestare, quando un gruppo di giovani ha lanciato pietre contro la stazione ferroviaria. A Patrasso la polizia ha disperso con lacrimogeni i manifestanti che avevano gettato vernice rossa sulla facciata della stazione.
Alla fine degli scontri nella capitale un grande striscione con scritto "Assassini" continuava a sventolare sulla facciata della Facoltà di legge dell’Università di Atene. "Saremo la voce di chi non c’è più" hanno scandito i manifestanti per denunciare i tagli al trasporto pubblico e l’indifferenza della classe dirigente che avrebbe condotto alla tragedia.
Nella mattina il neo-ministro dei Trasporti Giorgos Gerapetritis aveva ammesso che il disastro si sarebbe potuto evitare, se nella notte dell’incidente fosse stato in funzione un sistema di controllo da remoto della rete ferroviaria e ha annunciato azioni immediate per modernizzare le infrastrutture. Un impegno che difficilmente placherà l’indignazione dei cittadini greci respirata oggi nelle strade.
Tra i manifestanti tanti giovanissimi, non ancora maggiorenni: "La Grecia non è un Paese per giovani: l’indifferenza del governo sta uccidendo il nostro futuro" denunciava una ragazza di Atene scesa a protestare con la sua classe di primo liceo. Sul volto in molti si sono dipinti mani rosso sangue, sventolando striscioni con scritto "I nostri morti per il loro profitto", e "Manda un messaggio quando arrivi" ricalcando gli sms inviati dai genitori ai propri figli durante il viaggio. "Le indagini sulle cause dell’incidente non devono essere insabbiate: il capostazione, responsabile di un errore umano, non può fungere da capro espiatorio" ha attaccato Chrissa Levessi, portavoce del Collettivo studentesco della facoltà di Filosofia.