sudamerica

Perù nel caos, nuovi scontri a Lima

In migliaia da tutto il Paese per partecipare alla marcia di protesta che si annuncia storica (e pericolosa)

In piazza per la democrazia (Keystone)
18 gennaio 2023
|

È alta la tensione in Perù in attesa della grande manifestazione nazionale convocata per domani a Lima, per chiedere le dimissioni del governo di Dina Boluarte. Già nella notte tra martedì e mercoledì, nella capitale si sono registrati i primi scontri tra i manifestanti e la polizia schierata a difesa della Casa del Gobierno, i palazzi della presidenza. Schermaglie e provocazioni che si sono concluse col lancio di lacrimogeni da parte delle forze dell’ordine e per adesso senza ulteriori conseguenze, ma il timore è che si tratti solo di un’anticipazione di nuove violenze.

In queste ore da tutto il Paese andino sono infatti migliaia i peruviani che stanno convergendo sulla capitale, tra rappresentanti delle comunità indigene e contadine, studenti universitari, operai, in preparazione della cosiddetta ‘Marcia de los 4 Suyos’, (antica denominazione dell’impero incaico ’Tawantinsuyu’ che nella lingua quechua significa "quattro regioni" o "quattro punti cardinali").

Il precedente

Ma più che all’impero guidato da Atahualpa l’iniziativa si rifà alla storica mobilitazione popolare del 28 luglio 2000 a Lima, che segnò l’inizio della fine del governo dell’ex presidente Alberto Fujimori (destra). Quel giorno circa 250 mila peruviani confluirono nella capitale da ogni punto del Paese per protestare di fronte al palazzo del Congresso e denunciare i brogli che avevano consentito la terza rielezione di Fujimori.


Un manifestante si siede davanti alla polizia (Keystone)

Il tentativo della polizia di impedire l’arrivo in centro delle quattro colonne di manifestanti sfociò in violenti scontri e incidenti che, secondo gli organizzatori, furono tuttavia attizzati da provocatori delle forze di sicurezza. L’incendio appiccato a una banca del centro provocò la morte di sei agenti di custodia, mentre si registrarono centinaia di feriti e di arresti tra i manifestanti. Le cronache di quella giornata ricordano anche il terrore seminato tra la folla dagli agenti che sparavano le cartucce di lacrimogeni ad altezza d’uomo, così come i Mig dell’aviazione militare che sorvolavano minacciosi il cielo di Lima.

Alvaro Vargas Llosa, figlio del premio Nobel peruviano della letteratura Mario Vargas Losa, anticipò in un editoriale pubblicato su El Pais il 26 luglio del 2000 il significato e la portata di quella manifestazione: "Quello che sta accadendo oggi in Perù è uno di quegli slanci di libertà che rimangono radicati nella storia di un Paese e rappresentano un punto di svolta del suo destino". Boluarte ha chiesto ieri che i cortei si svolgano in un‘atmosfera di "calma" e di "pace" ma ha decretato lo stato di emergenza e ha fatto schierare circa 10 mila agenti a difesa delle principali sedi istituzionali. Secondo dati della ’Defensoria del Pueblo’, nel corso delle proteste antigovernative iniziate a dicembre si registra già un totale di 50 morti legati agli scontri tra manifestanti e polizia, e l’ondata di violenza non sembra essere finita.

Resta connesso con la tua comunità leggendo laRegione: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔
POTREBBE INTERESSARTI ANCHE