bielorussia

Condannata a 15 anni Tikhanovskaya

La leader dell’opposizione è in esilio. Altra prova di forza id Lukashenko dopo i 10 anni al Nobel Bialiatski. Nel Paese oltre 1’400 prigionieri politici

Svetlana Tikhanovskaya (Keystone)

Svetlana Tikhanovskaya continua a essere nel mirino del regime di Lukashenko. Anche in esilio. La leader di fatto dell’opposizione bielorussa è stata condannata a 15 anni di reclusione con varie accuse di "alto tradimento".

Il processo si è svolto in contumacia perché Tikhanovskaya è stata costretta a lasciare la Bielorussia tre anni fa, subito dopo aver sfidato alle urne ‘l’ultimo dittatore d’Europa’, Aleksandr Lukashenko. Fu in quei giorni che iniziarono le proteste di massa contro i brogli elettorali coi quali si presume che Lukashenko si sia assicurato un’improbabile vittoria alle presidenziali. Proteste pacifiche, soffocate dal regime in maniera brutale. Assieme a Tikhanovskaya, il tribunale di Minsk ha condannato - sempre in contumacia - altre figure di spicco dell’opposizione bielorussa: all’ex ministro della Cultura ed ex ambasciatore in Francia, Pavel Latushko, sono stati inflitti 18 anni di reclusione, 12 invece a Maria Moroz, Olga Kovalkova e Sergey Dylevsky.

Tutte le accuse

Le accuse ufficialmente vanno dalla "cospirazione per prendere il potere" alla "creazione di una formazione estremista", dagli "appelli pubblici per la presa del potere", all’ "incitamento all’odio sociale". E dietro la sentenza secondo molti osservatori c’è in realtà la volontà del regime di Lukashenko di colpire i membri del Consiglio di coordinamento dell’opposizione bielorussa.

I dissidenti condannati oggi sono tra i tanti che sono stati costretti a rifugiarsi all’estero. Molti altri però sono finiti ingiustamente in carcere. Ed è proprio a questi che Tikhanovskaya ha rivolto il suo pensiero commentando la condanna che le è stata inflitta. "Ma oggi non penso alla mia sentenza. Penso a migliaia di innocenti, detenuti e condannati a pene detentive reali. Non mi fermerò finché ognuno di loro non sarà rilasciato", ha scritto su Twitter l’oppositrice dopo aver definito la sua condanna una vendetta del regime per i suoi tentativi di avviare dei "cambiamenti democratici" in Bielorussia.

Secondo l’Ong per la difesa dei diritti umani Viasna, in Bielorussia ci sono adesso 1’456 prigionieri politici. Uno di loro è proprio il fondatore di questa organizzazione, il premio Nobel per la Pace Ales Bialiatski, che la settimana scorsa è stato condannato dal regime a dieci anni di reclusione sollevando un’ondata di indignazione in tutto il mondo.

Il marito Sergey

Un altro è il marito di Svetlana Tikhanovskaya, Sergey Tikhanovsky, condannato a 18 anni in un altro processo farsa. Tikhanovsky è un noto blogger. Nel 2020 paragonò Lukashenko alla Grande Blatta, un prepotente scarafaggio coi baffi ideato dallo scrittore Korney Chukovsky, e guidò le "proteste della pantofola", dove i manifestanti stringevano simbolicamente in mano una pantofola.

Tikhanovsky intendeva sfidare Lukashenko alle presidenziali, ma fu arrestato. Fu allora che sua moglie Svetlana decise di candidarsi, in modo da prendere il posto del marito, e guidò l’opposizione in un terzetto tutto femminile assieme a Veronika Tsepkalo e Maria Kolesnikova. Tsepkalo è ora in esilio, come Tikhanovskaya. Kolesnikova è in una delle carceri del regime.

Resta connesso con la tua comunità leggendo laRegione: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔
POTREBBE INTERESSARTI ANCHE