brasile

Bloccati i conti di Bolsonaro, è caccia ai finanziatori

L’ex presidente nel mirino. Migliaia in piazza per la democrazia

Un momento dell’assalto (Keystone)
10 gennaio 2023
|

Non resterà impunito l’assalto, in stile Capitol Hill, avvenuto domenica contro i palazzi del potere di Brasilia: lo garantiscono a gran voce le massime autorità brasiliane, mentre si stringe il cerchio attorno ad autori e finanziatori degli atti criminali, con accuse che iniziano a convergere sempre più su Jair Bolsonaro.

L’ex presidente della Repubblica, per il quale è stato chiesto il blocco dei conti bancari, potrebbe rispondere anche penalmente per i reati commessi dai suoi sostenitori. "Nessuna amnistia per i golpisti!", hanno intanto gridato migliaia di brasiliani la notte scorsa, manifestando a favore della democrazia in diverse città del Paese. Solo nella megalopoli di San Paolo c’erano 50 mila persone, secondo gli organizzatori, tra cui vari movimenti sociali e sindacali.

Cortei partecipati

Ai cortei hanno preso parte anche membri della tifoseria organizzata delle quattro grandi squadre calcistiche locali (San Paolo, Palmeiras, Corinthians e Santos). Un appello, quello della piazza, che è stato subito colto dal giudice della Corte suprema (Stf), Alexandre de Moraes. "Non esiste dialogo con i terroristi, saranno tutti puniti", ha assicurato il togato durante la cerimonia di insediamento del nuovo direttore generale della polizia federale brasiliana, Andrei Rodrigues. "Non si può parlare in forma civilizzata con queste persone, che non sono civili", ha aggiunto Moraes, che è anche presidente del Tribunale superiore elettorale (Tse). "Saranno puniti tutti i responsabili, tutti coloro che hanno praticato, pianificato, finanziato e incentivato gli atti, per azione o per omissione, perché la democrazia prevarrà", ha concluso il magistrato.

Sulla stessa lunghezza d’onda anche i due portavoce del Congresso, il più colpito dagli assalti (danni per 1,3 milioni di dollari, secondo le prime stime), insieme alla Corte Suprema e al Palacio do Planalto, sede del governo. "Questo gruppetto di radicali non rappresenta il popolo brasiliano né la democrazia, e dovranno essere puniti in modo esemplare perché questo serva da dimostrazione al mondo che la democrazia in Brasile è solida", ha affermato il presidente della Camera dei deputati, Arthur Lira.


L’assalto alle istituzioni (Keystone)

"Questa minoranza golpista non imporrà la sua volontà attraverso barbarie e atti criminali", gli ha fatto eco il presidente del Senato, Rodrigo Pacheco. Parole durissime che devono aver raggiunto Bolsonaro anche a migliaia di chilometri di distanza. L’ex capitano dell’esercito - dal 30 dicembre strategicamente in Florida per un mese di ferie con la famiglia e nel frattempo ricoverato a Orlando per un’occlusione intestinale - ha cercato di prendere le distanze dai suoi simpatizzanti più estremisti, dicendosi dispiaciuto per gli episodi di violenza e disposto ad anticipare il suo rientro in Brasile. Anche se non lo facesse spontaneamente, potrebbe essere comunque costretto a lasciare gli Stati Uniti una volta che l’amministrazione di Joe Biden decidesse di revocargli il visto, come ha ipotizzato un esperto al Washington Post.

Di sicuro non ha intenzione di fare sconti il governo del neo presidente brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva, in carica da dieci giorni. Il suo ministro della Giustizia, Flavio Dino, ha reso noto che la polizia federale ha già identificato in dieci Stati del Paese persone sospettate di avere legami economici con gli organizzatori dei disordini di due giorni fa. Mentre anche l’Avvocatura generale dello Stato (Agu) ha annunciato di aver identificato più di 100 aziende accusate di aver "finanziato la manifestazione golpista" di domenica a Brasilia.


I danni in uno degli edifici statali (Keystone)

Resta connesso con la tua comunità leggendo laRegione: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔
POTREBBE INTERESSARTI ANCHE