Estero

I liberal vogliono trattare con Putin, poi si pentono

Ocasio-Cortez e altri deputati democratici Usa preparano un messaggio a Biden per invitarlo a cambiare strategia, ma cambiano idea

Alexandria Ocasio-Cortez (Keystone)
25 ottobre 2022
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È bufera nel partito democratico americano alla vigilia delle elezioni di midterm, dopo la diffusione di una lettera con cui 30 deputati liberal, tra cui la ‘pasionaria’ Alexandria Ocasio-Cortez, incalzano Joe Biden per sollecitarlo a un cambio di strategia sull’Ucraina e a perseguire negoziati diretti con Vladimir Putin. Un vero boomerang a due settimane dal voto, che incrina l’immagine di un partito finora compatto su Kiev proprio mentre i repubblicani si stanno spaccando. Tanto che nel giro di 24 ore la presidente del gruppo progressista dei dem alla Camera, Pramila Jayapal, ha annunciato l’imbarazzante ritiro della missiva, la cui divulgazione sembra abbia preso alla sprovvista e irritato anche i firmatari, quasi tutti impegnati nella corsa per la rielezione. "La lettera era stata redatta alcuni mesi fa ma sfortunatamente è stata diffusa dallo staff senza essere valutata", si è giustificata, assumendosi la responsabilità dell’accaduto.

Ma il partito è nel caos. "I colleghi sono furiosi, soprattutto quelli in prima linea", ha ammesso un deputato veterano riferendosi ai candidati più a rischio di perdere il seggio l’8 novembre. "Non era il momento opportuno", ha sottolineato un altro, mentre alcuni hanno spiegato di aver firmato la lettera in estate e che ora il quadro è cambiato e non lo rifarebbero. Nella missiva i 30 parlamentari, tra cui figurano Jamie Raskin, Cori Bush, Ro Khanna e Ilhan Omar, non mettono in discussione il loro "inequivocabile impegno a sostenere l’Ucraina nella sua lotta per la democrazia e la libertà di fronte all’illegale e oltraggiosa invasione russa". Ma invitano il commander in chief ad affiancare a un supporto economico e militare senza precedenti una "spinta diplomatica proattiva, raddoppiando gli sforzi per cercare un quadro realistico per il cessate il fuoco". "Se c’è un modo per mettere fine alla guerra preservando un’Ucraina libera e indipendente, è responsabilità dell’America perseguire ogni sede diplomatica per sostenere una soluzione che sia accettabile per il popolo ucraino", scrivono.

Il portavoce del consiglio per la Sicurezza Nazionale della Casa Bianca John Kirby aveva nel frattempo già risposto, mantenendo la linea: "Spetta a Zelensky determinare che cosa rappresenta un successo e quando negoziare. Non avremo conversazioni con la leadership russa senza che gli ucraini siano rappresentati". Ma molti esperti concordano che il Cremlino non farà alcun negoziato se gli Usa non saranno al tavolo.

Ad aumentare le difficoltà di Biden anche le spaccature interne ai repubblicani. Da un lato il leader al Senato Mitch McConnell, che addirittura sollecita l’amministrazione a velocizzare gli aiuti e ad allargarli, fornendo pure capacità di fuoco a lungo raggio. L’obiettivo non è solo indebolire Vladimir Putin ma anche segnalare alla Cina, vero competitore strategico, che gli Usa non starebbero alla finestra in caso di attacco a Taiwan. Dall’altro il leader alla Camera Kevin McCarthy, che potrebbe diventare il prossimo speaker se il suo partito la riconquisterà a midterm, come pare dai sondaggi: non manderemo più "assegni in bianco a Kiev", ha avvisato, interpretando la linea isolazionista trumpiana dell’America First, secondo cui i soldi dei contribuenti devono essere spesi prima di tutto a favore degli americani, tanto più in clima di recessione. Biden rischia di finire tra due fuochi e per questo intende accelerare su nuovi aiuti a Kiev entro fine anno. Ma se usciranno nuovi equilibri politici, il consenso transatlantico potrebbe essere messo a dura prova, soprattutto sulla lunga distanza.

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