Turchia

Erdogan propone un referendum sull’uso del velo

In vista delle elezioni presidenziali e legislative previste per il 2023, nel Paese il dibattito sulla questione si è fatto vivo

(Keystone)
23 ottobre 2022
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Un voto per garantire il diritto delle donne di indossare il velo nelle istituzioni statali, nelle scuole e nelle università. È l’ultima sfida del presidente turco Recep Tayyip Erdogan, devoto musulmano.

Il partito al governo di matrice islamica di Erdogan, nel non lontano 2013, aveva revocato il divieto di lunga data di indossare l’hijab nelle istituzioni statali. Una nuova provocazione da parte del sultano di Ankara, una picconata alle scelte laiche introdotte il secolo scorso dal fondatore e primo presidente della Turchia Mustafa Kemal Ataturk, con l’obiettivo di riportare il Paese al passato tradizionalista. Una decisione che sicuramente innescherà polemiche a non finire, come era accaduto negli anni più recenti con la riconversione di Santa Sofia, monumento simbolo di Istanbul, da museo in moschea, o il ritiro di Ankara dalla Convenzione di Istanbul contro la violenza sulle donne.

Decisione quest’ultima che scatenò un’ondata di proteste a livello internazionale ma anche diverse manifestazioni di piazza nella stessa Turchia. Negli stessi anni di quello che è passato alla storia come il sofà-gate: la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, invitata ad Ankara insieme al presidente del Consiglio europeo Charles Michel, venne fatta accomodare su un divano, mentre al politico belga veniva riservata una poltrona vicino a Erdogan.

La questione del velo è particolarmente sentita nel mondo mediorientale, in particolare in questi mesi nel confinante Iran dove la morte della 22enne curdo-iraniana, deceduta tre giorni dopo il suo arresto per non aver correttamente indossato l’hijab, sta sollevando un’ondata di proteste infuocate, con centinaia di vittime per la violenta repressione del regime teocratico.

Il tema è dibattuto nei Paesi occidentali che invocano le scelte libere e democratiche per le donne, mentre in Turchia dopo essere stato al centro dei dibattiti negli anni 90, ha ripreso a dominare la narrativa politica negli ultimi mesi in vista delle elezioni generali del 2023, destinate a essere una delle più grandi sfide per Erdogan.

"Se avete il coraggio sottoponiamo questo tema a un referendum... Lasciamo che sia la nazione a prendere la decisione", ha detto il capo dello Stato rivolgendosi al principale leader dell’opposizione Kemal Kilicdaroglu, che guida il laico Chp, un partito creato da Ataturk. Quasi immediata la risposta di Kilicdaroglu, che provocatoriamente ha respinto l’idea di un referendum accusando Erdogan di «imitare» il leader nazionalista ungherese Victor Orban.