Iran

In gara senza velo, dal torneo al carcere dei detenuti politici

Elnaz Rekabi, dopo il torneo di domenica a Seul, è stata portata con l’inganno in ambasciata per ordine del Comitato olimpico iraniano su input da Teheran

(Fonte: Twitter)
18 ottobre 2022
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Elnaz Rekabi, l’atleta iraniana che ha partecipato domenica senza hijab alla competizione di arrampicata in Corea del Sud, sarà trasferita direttamente da Seul nella famigerata prigione di Evin a Teheran. Lo rivela IranWire, sito di giornalisti dissidenti iraniani.

Secondo IranWire, Reza Zarei, il capo della Federazione di arrampicata iraniana, ha ingannato l’atleta conducendola dall’albergo di Seul all’ambasciata iraniana dopo aver ricevuto ordini dal presidente del Comitato olimpico iraniano Mohammad Khosravivafa. Quest’ultimo avrebbe agito su input del Corpo delle Guardie Rivoluzionarie iraniane.

In Iran l’hijab è obbligatorio per le donne iraniane nelle competizioni sportive anche quando rappresentano all’estero il proprio paese. "Elnaz aveva deciso di apparire senza l’hijab circa un mese fa e sapeva che avrebbe gareggiato senza l’hijab obbligatorio", ha detto una fonte a IranWire aggiungendo che la donna non ha chiesto asilo "perché suo marito è in Iran e voleva tornare dopo la competizione. Prende sempre decisioni così audaci".

Il capo della Federazione di arrampicata iraniana Reza Zarei, che in precedenza era un membro del Ministero dell’Informazione, ha promesso a Elnaz che se le avesse consegnato il passaporto e il cellulare, l’avrebbe portata in Iran rapidamente, senza rischi e senza renderlo pubblico. Ma, spiega una fonte di IranWire, "sappiamo cosa fanno le ambasciate della Repubblica islamica. La porteranno direttamente all’aeroporto e la riporteranno in Iran".

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