Stati Uniti

‘Vendo la mia ditta per salvare il pianeta’

Yvon Chouinard, scalatore americano e fondatore dell’iconica azienda tessile Patagonia, ha deciso di cedere la compagnia per tre miliardi di dollari

(Keystone)
15 settembre 2022
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L’83enne proprietario del marchio outdoor Patagonia, la leggenda dell’alpinismo americano Yvon Chouinard, e la sua famiglia hanno ceduto la società trasferendo le loro azioni, valutate circa 3 miliardi di dollari, a un fondo ad hoc e a un’organizzazione no-profit.

Entrambe sono state create per preservare l’indipendenza della compagnia e garantire che tutti i suoi profitti – circa 100 milioni l’anno – siano usati per combattere il cambiamento climatico e proteggere le terre non sviluppate nel mondo. Lo scrive il New York Times.

L’inusuale mossa arriva in un momento di crescente pressione su miliardari e grandi società, la cui retorica a favore di un mondo migliore è spesso oscurata dai loro contributi ai problemi che asseriscono di voler risolvere. "Speriamo che questo influenzi una nuova forma di capitalismo che non si risolva con pochi ricchi e un sacco di poveri, stiamo cedendo la massima quantità di denaro a persone che stanno lavorando attivamente per salvare questo pianeta", ha spiegato Chouinard.

Patagonia continuerà ad operare come società privata a scopo di profitto, con base a Ventura, in California, vendendo oltre 1 miliardo tra giacche, cappelli e pantaloni da sci ogni anno. Ma i Chouinard, che hanno controllato Patagonia sino ad agosto, non saranno più proprietari dell’azienda. La famiglia ha trasferito irrevocabilmente le azioni con diritto di voto, pari al 2% del totale, in una nuova entità denominata Patagonia Purpose Trust. Il fondo, che sarà supervisionato da membri della famiglia e da loro stretti consiglieri, mira a garantire che Patagonia tenga fede al suo impegno di gestire l’attività in modo socialmente responsabile e ceda i profitti.

A causa di questa donazione, i Chouinard pagheranno 17,5 milioni di tasse. La famiglia ha inoltre donato il restante 98% delle azioni comuni a una nuova no-profit chiamata Holdfast Collective, che riceverà tutti i profitti della compagnia e li userà per contrastare il cambiamento climatico. Un’operazione, quest’ultima, che non comporta alcun beneficio fiscale.

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