la guerra in ucraina

Putin dice sì agli ispettori Aiea, ma blocca ancora Nord Stream

Giornata tesa intorno a Zaporizhzhia, sbloccata dopo una telefonata con Macron: Kiev teme che i russi vogliano scollegare la centrale dalla rete ucraina

Vladimir Putin (Keystone)
19 agosto 2022
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La Russia torna a mettere pressione all’Europa attraverso il gas: Gazprom ha comunicato l’interruzione completa delle forniture da Nord Stream per tre giorni, dal 31 agosto al 2 settembre. Ufficialmente, ancora una volta, per questioni tecniche, legate alla "manutenzione", ma si tratta dell’ultimo di una lunga serie di stop che hanno messo in grande difficoltà i Paesi Ue. Di fatto, un ricatto energetico brandito da Mosca come rappresaglia agli sponsor di Kiev e alle sanzioni. Non a caso dopo la nuova stretta dei russi il prezzo del gas ha toccato un nuovo record ad Amsterdam, schizzando a un massimo di 262,78 euro (253 franchi) al megawattora (+9,04%) per poi chiudere a 244,55. Un andamento che lascia presagire, alla riapertura dei mercati lunedì, nuovi rialzi.

Sul fronte del conflitto si scorge invece un po’ di sereno tra le nubi che si addensano sopra Zaporizhzhia perché Vladimir Putin, durante un colloquio telefonico con Emmanuel Macron, ha dato il via libera alle ispezioni dell’Aiea alla centrale nucleare. Ma la situazione nella zona resta comunque allarmante, perché Kiev teme che i russi vogliano scollegare la centrale dalla rete ucraina, privandola dell’energia elettrica prodotta lì.

Il tira e molla delle forniture

Lo stop alle forniture dal gasdotto che passa dalla Germania, annunciato da Gazprom in una nota, è stato motivato con la necessità di "riparare l’unica unità di compressione rimasta in funzione". Al "completamento dei lavori e in assenza di malfunzionamenti tecnici dell’unità - ha aggiunto il colosso energetico russo - le forniture di gas verranno riprese al volume di 33 milioni di metri cubi al giorno". Che si tratti di un effettivo problema tecnico oppure di una nuova rappresaglia politica, con quest’ennesima mossa a sorpresa Putin si è ripreso ancora una volta il centro della scena. Di fatto rivendicando di aver ancora lui il coltello dalla parte del manico nella contesa con l’Occidente sull’Ucraina.


Un soldato russo davanti alla centrale di Zaporizhzhia (KEyston)

Lo zar ha dato un segnale anche su Zaporizhzhia, dove sono sempre più alti i rischi di un incidente dalle conseguenze gravissime per via dei bombardamenti sulla centrale, di cui Mosca e Kiev si accusano a vicenda. Il leader russo, nella telefonata con il capo dell’Eliseo, ha dato il via libera alle ispezioni dell’agenzia internazionale per l’energia atomica all’impianto. E soprattutto, come ha reso noto l’Eliseo al termine della telefonata, ha accettato che la squadra di ispettori possa raggiungere la centrale attraverso l’Ucraina, non più arrivando dalla Russia. La missione tuttavia, secondo fonti russe dell’Aiea, potrebbe partire non prima di settembre.

Comunità internazionale preoccupata

Il gesto apparentemente distensivo dello zar (motivato dalla necessita di prevenire "una catastrofe su larga scala", per usare le parole di Putin) in ogni caso non allenta l’allarme intorno alla centrale. I russi, che la controllano da marzo, hanno respinto ancora una volta gli appelli dell’Onu e degli occidentali a smilitarizzare l’area, affermando che soltanto i loro sistemi di difesa "la proteggono dal disastro". Ma la Cnn ha mostrato le immagini di mezzi militari pericolosamente parcheggiati all’interno della sala turbine connessa a uno dei reattori. Inoltre l’ente nazionale ucraino per l’energia atomica, Energoatom, ha denunciato che gli occupanti vogliono isolare l’impianto interrompendo la fornitura elettrica all’Ucraina. Come gesto di provocazione oppure, come denunciato dai giorni scorsi sempre da Kiev, con l’obiettivo di collegare la centrale alla Crimea.

Tale operazione potrebbe mettere in pericolo soprattutto l’impianto di raffreddamento dei reattori. Abbastanza da mettere in allarme Antonio Guterres: "L’elettricità di Zaporizhzhia è ucraina, questo principio deve essere pienamente rispettato", ha sottolineato il segretario generale dell’Onu, che all’indomani del trilaterale con Volodymyr Zelensky e Recep Tayyp Erdogan a Leopoli si è spostato a Odessa per visitare il principale porto da cui sono riprese ormai stabilmente le partenze delle navi cariche di grano. L’unica vera buona notizia in quasi sei mesi di conflitto.

Il G20 e le diplomazie

Intanto il presidente indonesiano Joko Widodo, in un’intervista a Bloomberg, ha annunciato che sia il presidente cinese Xi Jinping che quello russo parteciperanno in presenza al vertice del G20 in programma a novembre a Bali. Nei mesi scorsi Joe Biden aveva chiesto che Mosca fosse cacciata dal G20 in risposta all’invasione dell’Ucraina. E diversi funzionari della sua amministrazione avevano fatto pressioni su Widodo per non invitare Putin al vertice. Evidentemente senza esito. I leader alleati cinese e russo tra l’altro, secondo quanto riferisce il Wall Street Journal, potrebbero incontrarsi anche prima, a margine del vertice regionale dell’Asia Centrale che si terrà a Samarcanda, in Uzbekistan, alla metà di settembre.

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