Estero

Stop ai visti turistici ai russi nei Paesi Baltici

Kiev chiede lo stesso agli altri Paesi occidentali. Mosca taglia anche il petrolio

Passaporti russi (Keystone)
9 agosto 2022
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Il divieto di ingresso nell’Ue per chi è nella black list non basta, serve lo stop al rilascio di visti turistici a tutti i cittadini russi. Nel pieno dell’estate, quando i turisti della Federazione si godono le vacanze in Europa mentre in Ucraina infuria la guerra, arriva da Kiev, ma anche dai Paesi nordici, l’ultimo appello a un’ulteriore estensione delle sanzioni contro Mosca. Prima la premier finlandese Sanna Marin, poi la collega estone Kaja Kallas e infine Volodymyr Zelensky hanno chiamato Bruxelles a vietare, in generale, l’ingresso dei russi nell’area Schengen. Innescando l’immediata reazione della Russia. "Qualsiasi tentativo di isolarci è un processo che non ha prospettive", ha spiegato il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov.

Bruxelles ci lavora

In realtà il dossier è finito sul tavolo della Commissione. E sebbene da Palazzo Berlaymont evitino qualsiasi anticipazione su eventuali altre sanzioni, lo stop ai visti potrebbe costituire la settima tappa (dopo il pacchetto 6-bis di luglio) delle misure restrittive europee. Anzi, secondo il presidente del Parlamento ucraino Ruslan Stefanchuk la questione sarà discussa al Consiglio Affari Esteri informale previsto alla fine di agosto a Praga. "Non c’è ancora un sì collettivo ma uno per uno, i Paesi dell’Ue si rifiutano di rilasciare visti ai russi. E questo non richiede discussioni lunghe ed estese", ha sottolineato Stefanchuk sottolineando come Belgio, Lettonia, Estonia, Repubblica Ceca e Olanda si siano già mosse in tal senso.

La Commissione, non a caso, per il momento si è trincerata dietro la "competenza nazionale" in cui rientra il rilascio dei visti. Sottolineando tuttavia un punto: ci sarà sempre qualche visto rilasciabile, a dissidenti politici, giornalisti o per ragioni umanitarie ad esempio. Il problema riguarda innanzitutto i Paesi confinanti con la Russia, ovvero Finlandia, Estonia e Lettonia, la cui ambasciata a Mosca è stata la prima, tre giorni fa, a sospendere l’emissione di visti d’ingresso. I collegamenti aerei tra Russia e Ue sono interrotti. Chi da Mosca vuole visitare Parigi, Roma o tuffarsi nel Mediterraneo deve passare in ogni caso per i Paesi limitrofi.

"Basta con il rilascio di visti turistici ai russi. Visitare l’Europa è un privilegio, non un diritto umano. I viaggi aerei dalla Russia sono chiusi. Significa che mentre i Paesi Schengen rilasciano i visti, i Paesi vicini alla Russia ne portano il peso", ha protestato Kallas mentre Helsinki ha già annunciato di voler portare il tema in sede di Consiglio europeo. Nel frattempo per le città europee i turisti russi continuano a vedersi. E possono apparire tutt’altro che amichevoli. Su twitter, tra lo sdegno di tantissimi utenti, gira un video di una giovane russa che, a Salisburgo, si filma mentre deride alcuni rifugiati ucraini.

Guerra diplomatica

Il caso dei visti è un ulteriore segnale di come la "guerra" tra Ue e Russia sia tutt’altro che destinata a finire a breve termine. Anche sul fronte energetico. Mosca ha comunicato il taglio ai flussi di petrolio dell’oleodotto Druzhba (dell’Amicizia), che rifornisce l’Europa Centrale e che è stato risparmiato dalle sanzioni Ue sull’oro nero. Repubblica Ceca, Slovacchia e Ungheria sono i Paesi coinvolti dal taglio, che Mosca addebita all’impossibilità di pagare il "pedaggio" per il transito in Ucraina, a causa delle sanzioni. Ma lo stop è arrivato nel giorno dell’entrata in vigore del piano Ue per la riduzione del gas, salutato come "fondamentale" da Ursula von der Leyen, che si è complimentata con i Paesi che hanno già messo in campo misure in questa direzione. L’Ue, della Russia, non si fida più. E a poco servirà l’annuncio di Gazprom della ripresa dei flussi di energia verso la Lettonia.

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