Estero

Mosca minaccia di chiudere i rubinetti del gas agli ‘ostili’

Dopo lo stop a Polonia e Bulgaria, la Russia punta l’obiettivo a tutti i Paesi europei. L’Ue: ‘Reagiremo’

(Keystone)
27 aprile 2022
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Scoppia la ‘guerra’ del gas in Europa. Mosca è passata dalle parole ai fatti e ha chiuso i rubinetti alla Polonia e alla Bulgaria per non aver pagato le forniture in rubli. Una mossa che ora minaccia di estendere a tutti i ‘Paesi ostili’ e che ha fatto infiammare le quotazioni, mettendo in allarme le cancellerie europee. Con Ursula von der Leyen che ha convocato immediatamente una riunione straordinaria dei ministri europei dell’Energia e avviato consultazioni urgenti con i partner. "Il ricatto di Mosca non ci sorprende, eravamo preparati, è una provocazione e la risposta sarà immediata e unita", ha detto la presidente della Commissione Ue confermando non solo un nuovo pacchetto di sanzioni che potrebbe comprendere anche il petrolio russo, ma anche un’azione coordinata in aiuto di Varsavia e Sofia con forniture dai Paesi vicini. Perché, è il mantra di Bruxelles, "pagare il gas russo in rubli viola le sanzioni".

E mentre le imprese polacche si preparano a far causa a Gazprom per aver violato i contratti, per tutta la giornata gli operatori sono rimasti incollati ai grafici del gasdotto Yamal, il tubo da 4 mila chilometri che porta 33 miliardi di metri cubi l’anno in Europa. All’inizio sembrava che le forniture fossero riprese, ma poi le due società di Sofia e Varsavia, che gestiscono le rispettive reti, hanno confermato lo stop: il gas transita ma non può essere prelevato. Pena - ha avvertito Mosca - la sospensione delle tariffe di passaggio. Il flusso di transito verso altri Paesi europei, almeno per ora, sembra quindi assicurato. Ma lo spettro che la Russia possa decidere di estendere lo stop è reale: "Se anche altri non pagheranno in rubli, la regola sarà applicata pure a loro", ha ammonito il portavoce del Cremlino citando il decreto di Putin sui pagamenti. Un complicato meccanismo con due conti alla Gazprombank (uno in valuta estera da convertire in un altro nella moneta russa) voluto per sostenere la valuta, bandita dalle transizioni internazionali, e attutire l’impatto delle sanzioni. E proprio per questo bocciato dall’Europa, che punta a togliere ossigeno a Putin per fermare la sua macchina da guerra.

Quattro Paesi europei - riporta Bloomberg citando fonti russe - avrebbero però già fatto versamenti in rubli e altri 10 avrebbero aperto il doppio conto. Ma la propaganda resta in agguato, come ha denunciato il cancelliere austriaco in un tweet, smentendo una notizia della Tass che citava Vienna tra chi paga in valuta russa.

Ora si tratta di capire se ci sarà l’escalation guardando soprattutto ai Paesi, come la Germania e l’Italia, che più dipendono dal gas russo. Per ora i flussi in entrata in Italia "da Tarvisio sono regolari", ha precisato la Snam, mentre la prova del nove sarà a metà maggio, quando sono previsti i prossimi pagamenti. Che i flussi al momento siano regolari è stato confermato anche dal ministro degli Esteri Luigi Di Maio, che ha avvertito: l’Italia non pagherà in rubli, "la richiesta russa è una violazione dei contratti, continueremo a pagare in euro". Stessa linea di Roma anche a Berlino, che ha ribadito il no ai rubli e una riduzione della dipendenza da Mosca (al 35% dal 50% pre invasione). Con la capitale tedesca che quest’estate abbasserà di due gradi l’acqua delle piscine "per contribuire al taglio dell’import".

La stretta di Mosca è letta da molti osservatori più come una mossa politica per alzare i toni: lo stop del gas ai ‘Paesi ostili’ rischierebbe infatti di pesare molto di più sulle sue casse. In ballo ci sarebbero quasi 3 punti di Pil considerando gli incassi dell’anno scorso nonostante i prezzi fossero più bassi: le quotazioni dopo l’inizio del conflitto sono schizzate e oggi, spinte dallo spettro dello stop, hanno segnato in apertura un rialzo del 16%, sfiorando i 120 euro al megawattora per poi ripiegare a poco più di 100 euro. Non a caso c’è chi legge nella strategia dello zar anche la volontà di spingere il gas alle stelle per evitare che gli occidentali riempiano i propri stoccaggi, spuntando una delle sue migliori armi di ricatto.