Italia

Marmolada e Mandrone patiscono il gran caldo

In Trentino ghiacciai già con metà della neve rispetto alla media. In anticipo di un mese rispetto agli ultimi vent’anni

La Marmolada
(Keystone)
15 giugno 2022
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Sui ghiacciai del Trentino è stata misurata una quantità di neve compresa tra il 50% e il 60% del valore medio della serie storica.

A fine maggio diverse fronti glaciali – ad esempio quella del ghiacciaio della Marmolada e del Mandrone – si presentavano già prive di copertura nevosa, con circa un mese di anticipo rispetto a quanto registrato negli ultimi venti anni.

È quanto emerge dalle misurazioni eseguite in collaborazione tra l’Ufficio previsioni e pianificazione della Provincia autonoma di Trento, la Commissione glaciologica della Sat (Società Alpinisti Tridentini), il Muse (il museo delle scienze di Trento) e l’Università degli Studi di Padova.

Oltre alle precipitazioni particolarmente scarse a dicembre, gennaio e febbraio (quello 2022 è tra i dieci inverni con maggiore siccità dal 1921, con un terzo a metà delle precipitazioni normali), le temperature sono state molto elevate con il trimestre che ricade tra i cinque più caldi dal 1921.

Sui ghiacciai quindi si è accumulata poca neve e le precipitazioni di aprile non sono state sufficienti "per recuperare il forte deficit invernale e maggio, normalmente periodo di consistenti accumuli sui ghiacciai, ha visto un precoce inizio della stagione di fusione già nella seconda decade", si legge nella relazione.

Sul ghiacciaio della Marmolada la stima preliminare degli accumuli, pari a 714 mm, indica anomalie comprese tra -40% e -50% rispetto a condizioni normali. Rispetto alla serie storica, iniziata nel 1967, sul ghiacciaio del Careser è invece stato stimato un equivalente d’acqua del manto nevoso pari a 495 mm, che corrisponde a metà dell’accumulo che mediamente viene misurato in questo periodo dell’anno. Si tratta di uno degli accumuli più scarsi dell’intera serie storica, secondo solo a quello del 2007 (381 mm).

Sul vicino ghiacciaio de La Mare il dato di accumulo è risultato pari a 607 mm, del 40% inferiore rispetto alla media dall’inizio delle misurazioni nel 2003, che risulta essere di 982 mm. Anche in questo caso si tratta del secondo peggior accumulo, dopo quello del 2007 (461 mm) e prossimo a quello del 2017 (635 mm).

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